[DAL GIORNALE] Dietro le sbarre: la diversità come bellezza

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Non sempre la vita procede come noi vorremmo, come nella nostra mente avevamo pianificato e programmato; alle volte interviene l’imprevisto che sconvolge tutto ciò che avevamo immaginato e dato per scontato: può succedere una terribile malattia, con un infausto decorso, o come gli ultimi anni ci hanno insegnato, pandemie, guerre, eventi climatici terrificanti che spazzano via migliaia di persone, sconvolgendo la vita di tante famiglie, o, come conseguenze di esse, le crisi economiche mondiali, che fanno sprofondare migliaia e migliaia di persone, famiglie, attività nella più totale indigenza. Ma può succedere anche di commettere un gravissimo sbaglio e finire in carcere, ed ecco che tutto si sgretola, tutto viene stravolto, il futuro non sarà più come avevi previsto, cambia tutto.

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Quando entri in carcere hai paura, tutto è buio, non è il tuo mondo, vieni catapultato in una realtà diversa dalla tua, da quella parte di società alla quale ognuno di noi appartiene, alla tua famiglia, al tuo lavoro, ai tuoi colleghi, ai tuoi amici; in carcere non c’è nulla di tutto questo, c’è un’altra realtà, persone l’una diversa dall’altra, per ceto sociale, per cultura, per religione, per etnia, per nazionalità, per lingua; insomma una società multicolore alla quale per forza maggiore sei costretto a convivere. All’inizio non è facile, bisogna rimodularsi, imparare ad adattarsi l’uno verso l’altro, avere pazienza e sforzarsi nel comprendersi reciprocamente; poi, piano piano, si comincia a comprendere che la diversità può essere occasione unica di crescita e ci si comincia a conoscere sempre più l’uno con l’altro; si trovano i punti di contatto, ci si comincia a comprendere, si impara a rispettare la diversità di ognuno, si rinforzano i legami, ci si accetta così per come si è!.

È motivo e occasione di crescita personale e spirituale. Com’è bello, ad esempio, ritrovarci tutti insieme a pregare durante la santa Messa e nella preghiera del Santo Rosario, ognuno per il proprio credo: così si comprende che pur nella diversità c’è sempre il punto di contatto, che l’uomo nella sua piccolezza e fragilità, ha bisogno di compattarsi e trovare la forza nell’unione e nella preghiera verso il nostro Dio che ci aiuta a rialzarci e a riprendere la nostra vita nella prospettiva della beatitudine eterna con Lui. La diversità, quindi, come motivo di crescita interpersonale, è dove si imparano tante cose diverse dalle nostre, dove si mettono in discussione le nostre certezze, che non è detto che siano quelle giuste; insomma, un mondo fatto di colori e non di solo bianco e solo nero, ma di tutti i colori, che, come l’esempio fatto dalla nostra carissima suor Cinzia, l’arcobaleno provoca in noi stupore e meraviglia per la bellezza della diversità dei vari colori messi assieme.

Anche fra di noi si arriva a provare lo stesso stupore e meraviglia di ciò che non è solo monocromatico, ma l’insieme nell’unione di diverse società dove gli usi, i costumi, le tradizioni e la cultura di ognuno di noi contribuisce all’arricchimento e alla crescita dell’intera comunità. Ci auguriamo che queste esperienze e questa nostra testimonianza possa essere motivo di riflessione per l’intera società al di fuori di questa realtà ristretta, in una realtà mondiale contaminata da divisioni e guerre.

Documento a cura dei detenuti della casa circondariale di Castelvetrano

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