Emozionato e con il cuore pieno di gioia, sabato 20 aprile sono stato ordinato diacono. E dire che sono felice e gioioso è poco. Questo sentimento mi riporta alla memoria quel giorno in cui ebbe inizio la mia conversione, momento della mia vita fortissimo ed emozionante, quando mi trovai in quella piccola parrocchia, Santa Maria di Gesù in Mazara del Vallo, durante l’adorazione eucaristica. Quell’ardere dentro di quel momento mi accompagna ancora oggi ed è un po’ come rivivere l’esperienza di Geremia che non riusciva a trattenere dentro la forza della Parola. C’era un amico di mio padre che mi vestì da apostolo e io mi trovai sull’altare con un prete che mi lavò i piedi: era il Giovedì Santo. Nel sentire l’acqua sui piedi presi consapevolezza di quello che stava succedendo, ma nella mente, durante quella celebrazione, era come se non riuscissi a sentire quasi niente, se non quelle parole: «prendi la croce, seguimi» e anche «sia fatta non la mia, ma la tua volontà».
Quella celebrazione mi cambiò la vita. Tornai a casa con questo sentimento di pienezza. Mi misi in cammino, cercando di capire meglio cosa mi era successo e mettendomi in ricerca di Dio, in ascolto della sua voce dentro di me e cominciando un dialogo con lui. In questo cammino di ricerca cominciai a chiedermi cosa il Signore volesse da me. Pian piano iniziai a frequentare giornalmente la mia parrocchia e in particolare il gruppo carismatico, che mi aiutava ad alimentare la mia preghiera. Qualche tempo dopo, nella mia parrocchia ci fu una missione vocazionale tenuta dai Frati minori rinnovati di Corleone. Per dieci giorni seguii i frati che evangelizzavano nel territorio e celebravano giornalmente l’Eucaristia. Il mio desiderio di consacrarmi al Signore cresceva di giorno in giorno. Con il mio parroco iniziai il mio discernimento vocazionale e presi la decisione di fare un’esperienza con i frati, prima per un mese nella sede di Corleone e poi per un ulteriore mese nella sede di Scampia. Proprio a Scampia, durante un’adorazione notturna in solitaria, continuavano a venirmi in mente le parole che avevo ascoltato quel Giovedì Santo, e mi sentii interpellato dal racconto della missione di Pietro al capitolo 21 del Vangelo di Giovanni.
In seguito, insieme ai frati e al mio parroco, capii che il Signore mi stava chiamando a diventare presbitero e decisi di frequentare la comunità vocazionale della Diocesi e di partecipare ai ritiri con gli altri ragazzi in discernimento. Poiché cresceva sempre di più il mio desiderio di seguire questa chiamata, decisi di entrare al propedeutico. I primi mesi del propedeutico furono belli ma difficili. Mi aiutò la parola di Sir 2,1-6: «Figlio, se ti prepari a servire il Signore, preparati alla tentazione, alla prova, perché l’oro si forgia con il fuoco, e nei tuoi ultimi giorni sarai esaltato». Sono riuscito ad affrontare discretamente lo studio di tutte le materie, soprattutto grazie alla preghiera e al mio padre spirituale, che ha fatto maturare in me il desiderio di alimentarmi giornalmente attraverso la Lectio divina e l’ascolto della Parola, il sano desiderio di conoscere Dio. Mi dà forza l’immagine del Pastore bello, povero tra i poveri. Con l’ingresso in Seminario sono passato da una piccola comunità a una grande comunità con più ampie possibilità di condivisione.
Francesco Ingrande per Condividere