Il lavoro che manca, i giovani con talenti che non hanno opportunità, la mafia: che ne pensa del discorso di fine anno di Mattarella?

«Quello del presidente Sergio Mattarella è stato un discorso molto realistico, da vero padre di famiglia. Ho molto apprezzato l’ambiente in cui ha tenuto il discorso, il salotto di casa sua, trasmettendo a chi l’ha ascoltato il messaggio da un ambiente familiare, molto vicino alle persone. Questo è certamente un segnale importante. Mattarella ha parlato, tra l’altro, di nuove povertà, facendo riferimento anche ai quarantenni e cinquantenni senza più un lavoro. C’era bisogno che ce lo dicesse Mattarella affinché ce ne accorgessimo? Siamo tutti consapevoli della situazione italiana. Il suo messaggio è stato uno stimolo forte nei confronti di tutte le istituzioni per fare di più e fare meglio».

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La politica siciliana cosa deve fare per mitigare i disagi di questi grandi problemi?

«Dovrebbe parlare di meno sui giornali e lavorare di più nelle sedi deputate. Dovremmo dire basta alle emergenze che ci arrivano, soprattutto, dal mondo del lavoro. Penso, ad esempio, a Palermo dove si pone la grande problematica dei bacini di precari ex Pip e delle cooperative sociali. Sono, certamente, problemi da risolvere una volta e per tutte. È pure giusto dire che ci troviamo anche di fronte a un impoverimento delle risorse umane, dovuto al fatto che molti giovani non si formano più nelle nostre quattro università, scegliendo di seguire gli studi in atenei lontani dalla Sicilia. E, nella maggior parte dei casi, chi si laurea oltre lo Stretto cerca soluzioni di lavoro in quei territori. Tornando alla questione dei precari, non possiamo più concederci di continuare di proroga in proroga. Inoltre, da più parti la Sicilia è stata attaccata per il gran numero di forestali. Cifre fuorvianti, per il solo fatto che i forestali sono 1.600, il resto sono stagionali. Ecco, io penso a una stabilizzazione di questo personale ma con l’obiettivo di metterli a disposizione dei servizi per il territorio, in tutti i suoi aspetti. Licenziarli? No. Una buona politica deve trovare una soluzione definitiva per i precari. Dobbiamo guardare avanti».

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L’Ars è spesso accusata di essere un ente lumaca. Quali riforme sono in calendario per i prossimi mesi?

«Oramai dire che l’Assemblea Regionale Siciliana è lenta nella sua attività è un luogo comune e chi lo dice, ahimè, fa riferimenti impropri. Il Parlamento, con la mia presidenza, ha lavorato bene e se confrontata all’attività del Parlamento nazionale non può certamente essere accusato come ente lumaca. È vero, potremmo legiferare meglio, questo sì. Ma non possono rimproverarci di lavorare a rilento. La gente ci rimprovera, in questi mesi, di non aver attuato la riforma delle Province. Paradossalmente la legge c’è ma la governance è bloccata. Bisognerà, in poco tempo, attuare definitivamente la riforma».

L’accoglienza dei profughi grande momento di sensibilità ma anche di impegno economico: la Sicilia è sola?

«La Sicilia è stata sola. C’è stato un momento storico in cui qualcuno ha dimenticato che Lampedusa è in Italia, è in Europa e il problema era solo della nostra Isola. Dopo i fatti di Lampedusa qualcuno, anche a livello europeo, ha aperto gli occhi sul fenomeno delle migranti. Fare demagogia non giova a nessuno. Io credo che le migrazioni da problema possono diventare un’opportunità. Perché la macchina dell’accoglienza genera lavoro e impiego di professionalità. Ma in questo percorso, certamente, la Sicilia non può essere lasciata sola. Finalmente l’Europa ci ha visti».

 Cosa chiede al 2016?

«Maggiore saggezza da parte di tutti, in primis da chi come noi ricopre ruoli di governo. Il momento è difficile. Bisogna avere coraggio, capacità di ascolto e di dare risposte concrete ai cittadini. Questo è l’impegno che ci deve vedere tutti uniti».

Max Firreri per Condividere

CHI E’ GIOVANNI ARDIZZONE

Giovanni Ardizzone è nato a Messina il 15 gennaio 1965. È avvocato civilista ed è stato dirigente regionale e nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana. È stato componente del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Messina, dell’associazione “Teatro Vittorio Emanuele” di Messina e dal ‘94 al 2000 è stato assessore provinciale alle finanze e vice presidente a Messina.

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