Un anno dedicato alla vita consacrata si sta chiudendo (dal 29 novembre 2014 al 2 febbraio 2016), un anno intero, anzi di più, dedicato a noi: tutta la Chiesa ci ha pensato, tutta la Chiesa ha pregato, tutta la Chiesa ci ha aiutato a essere ciò per cui il Signore ci ha chiamato: una profezia di gioia, di comunione e di speranza, che sveglia il mondo. Giorno dopo giorno, nella grazia di quest’anno, ho ringraziato il Signore per il dono della mia vocazione. Mi ha sorpreso mentre animavo i ragazzi nel mio oratorio e ai piedi della sua croce mi ha invitato a collaborare alla sua opera di salvezza.
Ho ringraziato il Signore per l’amore con cui mi ha guardato, che mi ha proprio allargato il cuore; ho ringraziato per quello che ogni giorno mi ha chiesto per donarmi la sua gioia. A volte scrivo e canto: «Come col tuo sguardo Tu rinnovi dentro me un’immagine che sa di Te, voglio anch’io guardare ogni fratello accanto a me: il volto di Dio scoprirò!». Contemplativa nello sguardo e nelle relazioni, operativa nel servizio dell’amore: a vivere così mi ha chiamato! E ancora oggi, nell’Anno giubilare della Misericordia, cantiamo: «Grazie, Signore, per la fedeltà del tuo amore misericordioso, più forte della nostra fragilità». Sì, la nostra fragilità, c’è chiara e ben visibile (la diminuzione delle vocazioni e l’invecchiamento, i problemi economici a seguito della grave crisi, le sfide dell’internazionalità e della globalizzazione, le insidie del relativismo, l’emarginazione e l’irrilevanza sociale), ma è messa con fiducia nelle mani del Signore, che ci ha fatto innamorare di Lui, al punto di desiderare di essere una cosa sola con Lui.
Quel che Papa Francesco ci ha detto, per me è proprio vero: Dio è capace di colmare il mio cuore e di rendermi felice, senza bisogno di cercare altrove la mia felicità; la fraternità vissuta nella mia comunità e che si allarga, nella Chiesa e oltre i suoi confini, a ogni persona che accolgo come fratello e sorella, alimenta la mia gioia; e il mio povero ma totale dono di me nel servizio della Chiesa, mi realizza come persona e dà pienezza alla mia vita. Da pochi mesi sono in comunità a Castelvetrano, siamo cinque suore di carità, anche qui conosciute come suore di Maria Bambina. È bella questa terra, è bella questa gente, è bella questa Chiesa che mi ha accolto con affetto, cordialità e con tante porte aperte per impegnarmi nella carità. Collaboro con la pastorale parrocchiale a Santa Lucia e cerco di essere vicina ai ragazzi e alle famiglie per accompagnarli nella crescita della fede e nella vita di preghiera; settimanalmente visito le famiglie più povere e in difficoltà del quartiere e ho avuto la gioia anche di incontrare i rifugiati presenti alla “Locanda” di Selinunte e con la mia comunità coltivo un particolare desiderio di bene per i giovani, affinché trovino gioia nel mettere a frutto i doni con cui il Signore li ha amati. Sono proprio felice di essere uno strumento della sua carità, oggi. Il Signore Gesù, risorto e vivo, mi ha affascinato e chiamato a seguirlo, a imitarlo, a servirlo con gioia, a incontrarlo negli altri e a offrire a tutti Lui solo con tutta la mia vita. Papa Francesco dice: «Uscite… e andate in tutto il mondo (cfr Mc16,15). C’è un’umanità intera che aspetta». Che tutti insieme possiamo raccogliere la gioia e l’urgenza di questa missione per il mondo di oggi, che ha bisogno della carità della vita consacrata. Aiutiamoci a rimuovere gli ostacoli e i pregiudizi, aiutiamoci a promuovere e a favorire cammini di ricerca e discernimento vocazionale.
suor Luisa Bonforte per Condividere