Essere genitori non è stato mai facile. Ogni generazione ha visto l’arrivo e la diffusione di nuovi pericoli per i minori, abbassando man mano l’età di esposizione dei piccoli a tali pericoli e rendendo sempre più difficile la protezione degli stessi. Qualche anno fa i pericoli derivavano solamente dalla strada, dalle compagnie degli amici e dei compagni di scuola; pericoli facilmente controllabili dai genitori, in special modo in tenera età. Negli ultimi anni l’irrompere nella nostra quotidianità di internet e dei social network ha rivoluzionato completamente il nostro stile di vita e le nostre relazioni sociali.

Dagli adulti piano piano l’influenza sul comportamento ha investito anche i ragazzi dall’adolescenza fino alla infanzia. Le cronache degli ultimi mesi e degli ultimi anni , con i casi di Tik Tok o in passato il gioco “mortale” del Blue whale, o la presenza di improbabili blogger o influencers hanno messo in evidenza la potenziale pericolosità di questi mezzi, se non utilizzati correttamente. L’affidamento dei cellulari a bimbi troppo piccoli ha esposto milioni di bambini a pericoli inimmaginabili e sottovalutati, dalla violazione della privacy al pericolo di adescamento e pedopornografia o le challengemortali. Nostra figlia ha 10 anni, già da qualche anno chiede di avere un cellulare suo, non ancora concesso.

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Riesce a ottenere solo l’uso temporaneo del nostro cellulare, permettendoci in tal modo un controllo sulle sue attività informatiche. Non per tutti i bambini è così. Purtroppo tra poco rimarrà una mosca bianca nell’ambito della sua classe e delle sue amicizie e saremo costretti a cedere il passo al cellulare. Il Covid in questo anno ci ha messo anche del suo, isolando ulteriormente i ragazzi, che per loro natura invece tendono all’aggregazione e a stare vicini, costringendoli alla DAD (didattica a distanza) e all’interruzione di tutte le attività sociali in presenza, sportive o ricreative. Ciò ci ha costretti a consentirle l’uso più frequente dei mezzi di comunicazione informatici, in parte anche giustificato da esigenze scolastiche e per evitarle l’isolamento dal mondo, a fare un passo indietro e a superare le nostre ritrosie verso il mezzo informatico che, fa male dirlo, ci toglie il controllo e in parte la compagnia di nostra figlia.

Nonostante vi sia un limite minimo d’età di 14 anni per l’iscrizione ai social, sempre più bimbi di età inferiore ha profili Instagram chattano, si riuniscono in gruppi chat, scambiando anche foto e video, di cui noi genitori sappiamo nulla e su cui difficilmente possiamo intervenire, tranne che instaurando uno stato di polizia a casa, col rischio di perdere però il contatto e quel rapporto di fiducia che deve essere tenuto vivo nella relazione genitori-figli. Facile non è, ma nemmeno impossibile. Mantenendo un dialogo aperto e spiegando i pericoli che si possono nascondere dentro internet è possibile consentire un uso attento e sereno dei nuovi mezzi di comunicazione che inesorabilmente hanno assunto nella vita di tutti, grandi e piccoli, un ruolo indispensabile.

Carla Marino e Rino Urso per Condividere

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