Sempre più persone si rivolgono alla Caritas diocesana determinando così un aumento del processo di impoverimento del territorio. È questo il quadro che è emerso dal Report Ospoweb, presentato stamattina presso l’aula magna del Seminario vescovile di Mazara del Vallo, ala presenza, tra gli altri, del Vescovo monsignor Domenico Mogavero, del direttore della Caritas don Giacinto Leone e Walter Nanni del Centro studi della Caritas italiana. La ricerca, tramite i Centri di Ascolto della Caritas messi in rete grazie al sistema nazionale Ospoweb, è stata sviluppata in via sperimentale durante il 2013 e ha interessato le parrocchie di quattro Foranie: Mazara del Vallo, Partanna, Salemi e Pantelleria. La particolarità della ricerca è stata quella che ad essere coinvolti non sono stati solamente chi si rivolge ai Centri di Ascolto ma anche figure professionali e artigianali dei vari territori, ai quali è stato chiesto, tra le domande, il percepimento della povertà nel proprio quartiere.
Nell’ambito della ricerca, durante il 2013, sono emersi dati molto significativi. Sono più donne (57,3%) che uomini (42,7%) quelli che si sono rivolti ai Centri. «Significativo – spiegano Mario Luppino e Marilena Campagna, operatori del progetto – è il picco di presenza nella fascia di 35 – 54 anni (50 % delle presenze). Si tratta di persone che non trovano un’occupazione adeguata alle esigenze proprie e della famiglia di appartenenza». Un ulteriore dato è stato quello che la famiglia continua ad essere interessata in maniera prevalente dal fenomeno della povertà. «La maggior parte delle persone che vengono ai Centri – dicono ancora i due operatori – vivono per il 66% in nuclei familiari regolarmente sposati (di cui il 60% con presenza di figli o altri familiari/parenti) ed il 6% in famiglie di fatto. Non trascurabile appare il dato di chi vive solo (16%)».
Dall’analisi è anche emersa la tipologia di bisogni. Ancora Luppino e Campagna: «I tipi di bisogno che sono emersi con maggior forza dall’ascolto delle persone accolte nei CdA della nostra Diocesi nel 2013 riguardano l’impossibilità a far fronte a spese di prima necessità (59%) ed ancora problemi di occupazione e ricerca di un lavoro (20%) presentati maggiormente dalle donne. Per gli stranieri inoltre si aggiungono anche i bisogni riguardanti la loro situazione di immigrati (5%)». Le domande di aiuto formulate dalle persone accolte hanno riguardato per il 77,6% interventi di beni e servizi materiali. Sul totale di tali interventi il 90% è costituito da interventi di viveri e vestiario. «A questi dati – spiegano gli operatori – devono essere aggiunti coloro che richiedono sussidi economici (17,9%) che, frequentemente rispondono all’esigenza di avere il denaro sufficiente per pagare bollette per la fornitura di servizi di prima necessità come luce e gas, oppure per l’acquisto di prodotti per l’infanzia e farmaci».
«Il quadro che emerge è drammatico – ha detto il Vescovo – questa indagine, dalla quale sono stati presentati questi risultati, si prefigge allora non di far conoscere dati freddi ma di promuovere una riflessione seria e stimolante, finalizzata a suscitare e ad alimentare una condivisione solidale per passare dall’analisi astratta alla responsabilità consapevole e operosa che, prendendosi cura del prossimo, porta all’incontro con Dio, il cui volto è svelato proprio sul volto del fratello». «L’implementazione di questo modello operativo – ha detto don Giacinto Leone, direttore della Caritas diocesana – ci consentirà di potere realizzare anche in futuro una maggiore valorizzazione di una rete di coordinamento per ogni singolo territorio della Diocesi e degli strumenti necessari per la conoscenza reale e visibile delle povertà esistenti nel nostro territorio. Emerge quindi la responsabilità costante della formazione non solo degli operatori, ma di ogni singolo cittadino che non voglia rimanere spettatore di una povertà sempre più dilagante. Pertanto, a ragione, il nostro progetto ha mirato alla informazione e formazione di chi opera nel settore e non solo».