Dapprima la messa nella chiesa di Pastorella, nella nostra Diocesi, poi via verso Alcamo per vivere un momento di formazione molto particolare. Lì ci aspettavano le clarisse del monastero di clausura “Sacro Cuore” per condividere l’ora liturgica di Nona. Noi della Gioventù Francescana abbiamo scelto di trascorrere una domenica diversa e così, accompagnati da fra Stefano, abbiamo vissuto una esperienza intensa di catechesi intensa, guidata da suor Chiara Miriam, fondata su due punti fondamentali, collegati tra loro: le relazioni nutrienti e la benedizione.
#CONDIVIDERETV: LA TESTIMONIANZA DI SUOR MIRIAM
Le prime non sono quelle semplici relazioni che si instaurano tra amici e conoscenti, ma sono quelle molto più profonde che, appunto, ci nutrono; come avviene in famiglia, nel legame che si instaura tra genitori e figli. Su questa scia si sono ricollegati a uno dei rapporti più importanti per i francescani, quello tra fra Francesco e fra Leone. Quest’ultimo fu il primo a seguire Francesco e a essere chiamato per partecipare a ogni avvenimento importante del Santo (ad esempio quando lui ricevette le sacre stimmate). Fu poi Francesco a scrivere su un pezzo di carta, firmato da lui stesso sul retro (in realtà a quei tempi si usava la pelle di animale), chiamato “Cartula” (oggi reliquia importantissima), a scrivere una benedizione per fra Leone, ponendo il nome di quest’ultimo al centro di una croce.
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La benedizione, secondo punto della catechesi, è stata, perciò, introdotta dall’ascolto della canzone di Fiorella Mannoia “Che sia benedetta”, seconda classificata al Festival di Sanremo 2017. È stata suor Chiara Miriam a invitarci a immaginare il nostro nome scritto al centro di quella croce e, poi sul retro, come avvenne per fra Leone, la firma di San Francesco. Così abbiamo compreso quanto sia importante riuscire a guardare l’altro con occhi nuovi e diversi, fino a guardarlo con gli occhi di Dio. Ciò non è per nulla semplice, in quanto ogni giorno noi uomini siamo messi a dura prova, ma per volere il bene dell’altro dobbiamo saper ricorrere a Dio. Si è ritornati così al primo punto, perché adesso è diventato molto più chiaro e concreto il significato di “relazioni nutrienti”.
Il legame della nostra fraternità Gi.Fra. con suor Chiara Miriam è solido e d’amore. È stata lei a fondare il gruppo del quale oggi facciamo parte. Grazie a lei è stata creata questa fantastica realtà di giovani che, accompagnati dalla sua preghiera e da alcuni suoi consigli, è ormai presente nel territorio da tantissimi anni. Proprio in seno a essa sono nate alcune delle più belle vocazioni lavorative, ma soprattutto spirituali, come quelle di suor Chiara Miriam e don Daniele Donato. Grazie a questa particolare giornata siamo tornati a casa con cuori colmi di amore e gioia. E abbiamo capito che «siamo eterno, siamo passi, siamo storie. Siamo figli della nostra verità e se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona, che sia fatta adesso la sua volontà. In questo traffico di sguardi senza meta, in quei sorrisi spenti per la strada. Quante volte condanniamo questa vita, illudendoci di averla già capita. Non basta, non basta. Che sia benedetta, per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta».
Ilaria Ampola per Condividere