[IN CAMMINO VERSO IL SINODO/1] Il Sinodo, una lunga vita: dall’Asia minore a Papa Vittore, così si è sviluppato l’istituzione

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La terza assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che ha avuto come tema “le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” (svoltasi in Vaticano dal 5 al 19 ottobre), è stata certamente, da un punto di vista mediatico, la più seguita e discussa nella Chiesa degli ultimi anni. Gli argomenti trattati effettivamente sono stati di grande interesse pastorale. È stato un vero peccato che l’opinione pubblica, disorientata dai mass-media si sia concentrata esclusivamente su quei temi particolarmente sensibili quali la comunione alle coppie “irregolari”, il possibile riconoscimento ecclesiale della loro nuova situazione matrimoniale e la ricerca di un approccio più articolato nei confronti delle coppie omosessuali.

Questo ha fatto perdere del tutto il contatto con il nucleo fondamentale della riflessione sinodale che era per l’appunto ripensare la famiglia nella situazione attuale. È opportuno che in vista anche della prossima assemblea generale ordinaria che si terrà con lo stesso tema nell’ottobre 2015, i nostri lettori possano comprendere meglio cosa sia un Sinodo per la Chiesa universale e quindi per ogni singola Chiesa. Prima di arrivare alla presentazione dell’attuale Sinodo dei Vescovi, nato con il motu proprioApostolica sollicitudodi Paolo Vi che porta la data 15 settembre 1965, è utile chiedersi quando e come nasce questa istituzione, la sua natura teologica e quindi la sua espressione particolare così come la conosciamo oggi. i primi sinodi, secondo la ricerca storica attuale furono quelli celebrati in asia minore tra il 165 e il 175 per affrontare il problema urgente dell’eresia montanista.

Poco dopo già troviamo la Chiesa impegnata in un’azione sinodale di ampio respiro attorno alla questione della Pasqua, in seguito all’intervento di Papa Vittore (189-199). Tuttavia è solo nel iii secolo che l’istituto del Sinodo si cristallizza attorno alle circoscrizioni territoriali delle province romane, fino a diventare un istituto stabile della costituzione ecclesiale. in genere il Sinodo era preceduto da un intenso scambio epistolare tra i vescovi, che corrisponde all’attuale discussione sui cosiddetti Lineamenta e al susseguente Instrumentum laboris, elaborato sempre dalla segreteria del Sinodo. Dopo questa preparazione epistolare i Vescovi convenivano in Concilio a roma, che era diventata il centro più vivace dell’attività sinodale, oppure nell’africa del nord o nell’asia minore. i temi dei primi Sinodi furono la soluzione di problemi quali il rigorismo di novaziano o la questione dei “lapsi” che avevano abiurato alla fede in periodo di persecuzione e ora chiedevano la riammissione alla Chiesa e ai sacramenti (la storia si ripete).

Si è pensato per molto tempo e con una certa facilità che l’attività sinodale della Chiesa seguisse immediatamente e imitasse quel “primo concilio” di Gerusalemme che vide protagonisti gli apostoli, ma in realtà non c’è alcun nesso storico ma solo teologico, nel senso che l’istituto del Sinodo ha il suo fondamento sulla costituzione sinodale della Chiesa che già si espresse in forma compiuta in quel primo “concilio di Gerusalemme” di cui si legge negli atti. in realtà i Sinodi dei vescovi storicamente sorgono solo dopo che nella Chiesa si era affermata l’autorità personale monarchica del Vescovo all’interno delle singole Chiese particolari e quando cominciarono a sorgere problemi che per la loro natura superavano il territorio delle singole diocesi, interessando le Chiese di una stessa provincia (questi oggi si chiamerebbero sinodi speciali) ovvero l’intera Chiesa universale (gli attuali Sinodi generali o i Concili).

don Vincenzo Greco

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