Nei precedenti interventi ho trattato del Sinodo dei Vescovi approfondendone prima la rilevanza ecclesiologica in riferimento alla collegialità episcopale e poi spiegandone il funzionamento. Da questo articolo in poi desidero presentare brevemente i vari sinodi che si sono riuniti dal 1967 fino a oggi, cercando di riassumere i contenuti dei documenti prodotti e delle eventuali esortazioni apostoliche che li seguirono. È stato Papa Paolo VI a fissare gli scopi della prima assemblea ordinaria che ebbe luogo dal 29 settembre al 29 ottobre del 1967 e che si occupò della «…preservazione e il rafforzamento della fede cattolica, la sua integrità, il suo vigore, il suo sviluppo, la sua coerenza dottrinale e storica». Una delle conclusioni dell’assemblea è stata la raccomandazione da parte dei padri sinodali di istituire una commissione internazionale di teologi per aiutare la congregazione per la dottrina della Fede; commissione che fu effettivamente istituita da paolo VI nel 1969 e che tutt’ora opera in sinergia con la congregazione.
Si invocò inoltre una maggiore apertura verso la ricerca teologica alla quale si chiese di avvalersi della ricchezza plurale degli apporti teologici. Il Sinodo si espresse pure riguardo alla revisione del codice di diritto canonico del 1917, necessaria affinché il codice potesse avere un carattere più pastorale. Questo lavoro di revisione fu iniziato da Papa Paolo VI ma fu terminato solo nel 1983 da Papa Giovanni Paolo II che promulgò il nuovo codice di diritto canonico. Nel corso dell’assemblea i padri sinodali discussero altri problemi pastorali che furono sottoposti al vaglio del discernimento pontificio sotto forma di raccomandazioni: i seminari dovevano essere controllati direttamente dalle conferenze episcopali delle diverse regioni; fu proposta una semplificazione delle procedure concernenti i matrimoni misti, approvate dal papa nel 1970.
Ma uno dei frutti più belli di quella prima assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi fu l’approvazione del nuovo Ordo Missae che portava a compimento la riforma liturgica della celebrazione eucaristica e che entrò in vigore nel 1969. Nello stesso anno, dall’11 al 28 ottobre si tenne la prima assemblea straordinaria del Sinodo con un tema di grande rilevanza per il significato del Sinodo stesso: “la cooperazione tra la santa sede e le conferenze episcopali”. Il fatto che Paolo VI abbia dato questo compito all’assemblea straordinaria evidenzia quanto necessaria e urgente fosse per lui la ricerca di vie concrete per attuare la collegialità episcopale. Questo tema era stato ampiamente approfondito nell’ecclesiologia del concilio, ma ora aveva bisogno di essere tematizzato con una prassi ecclesiale rinnovata ed efficace, che facilitasse una più autentica partecipazione dei vescovi al ministero petrino e una comunione dei vescovi nella cura pastorale della chiesa universale, respingendo le tentazioni esclusiviste romano-centriche mai del tutto superate.
don Vincenzo Greco