[LA DECISIONE] Riaperto il portone del Santo Sepolcro a Gerusalemme: sospesa l’approvazione della legge

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Stamane, prima dell’alba, è stato riaperto a Gerusalemme il portone della Basilica del Santo Sepolcro. Era stato chiuso domenica scorsa a mezzogiorno [LEGGI QUI], per una decisione congiunta dei capi religiosi della comunità armena, di quella greco ortodossa e di quella cattolica francescana, che sovrintendono da secoli alla vita della Basilica. È stato un clamoroso atto di protesta, che per più di due giorni ha impedito a centinaia di pellegrini di visitare e pregare sul Santo Sepolcro. Una chiusura mai decisa prima nella storia di questo sacro edificio. È stato, dunque, un gesto grave, compiuto per attirare l’attenzione del mondo intero sulle azioni delle autorità israeliane, da quelle del sindaco di Gerusalemme a quelle dei politici del Parlamento israeliano. Scavalcando uno status quo secolare e i rapporti diplomatici con la Santa Sede, i funzionari del comune di Gerusalemme avevano inviato ai responsabili cristiani della città le bollette di pagamento per “tasse comunali arretrate”. Cifre enormi.

Non solo avevano bloccato, a garanzia del pagamento, i conti correnti delle Chiese cristiane di Gerusalemme. Nel contempo, alla Knesset, cioè nel Parlamento israeliano, veniva depositata una proposta di legge, da approvare con urgenza, per affermare il diritto di Israele a far pagare le tasse sui beni delle Chiese cristiane, con la sola eccezione degli edifici di culto e dei seminari.  La clamorosa protesta dei Capi religiosi di Gerusalemme ha colto di sorpresa le autorità israeliane. Una reazione inaspettata, che ha attirato l’attenzione del mondo intero e non solo dei fedeli cristiani, cattolici, ortodossi ed armeni. In totale, ben più di un miliardo di persone. La gente è giunta a pensare: se la protesta a Gerusalemme è così forte, forse non è una semplice questione di tasse. Era quello che i Capi religiosi volevano far capire.

La possibilità di rimanere a Gerusalemme per i cristiani dipende infatti anche dall’aiuto economico che le diverse Chiese possono loro offrire. Se le nuove tasse inaridiscono le fonti di reddito, allora l’esodo, per i laici cristiani prima ancora che per i religiosi consacrati, diventa ancor più concreto. Una nuova pressione, questa volta economica, per spingere all’esodo da Gerusalemme i palestinesi, non solo musulmani ma anche cristiani. Davanti all’unità e alla fermezza dei Capi religiosi cristiani e davanti allo sconcerto e alla riprovazione dell’opinione pubblica mondiale è dovuto intervenire il primo ministro israeliano Bibi Netanyahu per sospendere gli atti del comune di Gerusalemme già compiuti (probabilmente emanati con il suo consenso) e congelare la discussione e l’approvazione della nuova legge per le tasse sui beni delle Chiese cristiane.

Adesso Netanyahu afferma che è necessario un negoziato tra autorità civili e religiose e si spinge ad affermare che, in Medio Oriente, solo in Israele c’è libertà per tutte le fedi religiose. Affermazioni di principio e nuovi atti politici amministrativi che hanno indotto il Patriarca greco ortodosso, quello armeno ed il Custode francescano di Terra Santa a far riaprire, all’alba di stamane, il portone del Santo Sepolcro. I nuovi capitoli di questa storia ed i contenuti di un possibile accordo sono ancora da scrivere.

Filippo Landi per Condividere

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