Al Castello di Rampinzeri a Santa Ninfa (sede della Riserva gestita da Legambiente), si potrà visitare l’esposizione permanente dei reperti preistorici, protostorici e paleontologici del territorio di Santa Ninfa, ospitati nelle sale al primo piano dell’antico baglio secentesco di proprietà del Comune. La struttura ospita varie collezioni, per un totale di 150 reperti esposti. I manufatti litici sarebbero attribuibili, come è stato chiarito dagli studiosi dell’Università di Ferrara che conduce uno studio specifico a un ominide del tipo Homo heidelbergensis, che popolò l’Europa tra i 600 e i 200 mila anni fa. Il museo accoglie anche collezioni sul Paleolitico superiore (Epigravettiano finale) di Mondura e Monte Castellaccio di Santa Ninfa, oltre a vari reperti paleolitici provenienti da varie località del trapanese, soprattutto da Fiume Grande, la parte alta del fiume Delia. Di indubbio valore la collezione protostorica che raccoglie i materiali pervenuti grazie al Gruppo Archeologico di Santa Ninfa che operò nel territorio belicino negli anni Settanta.

Tra i reperti esposti si può ammirare lo splendido cratere frammentato a ceramica geometrica incisa della facies proto-elima presente sui Monti di Gibellina (Monte Castellaccio e Monte Finestrelle di Santa Ninfa). Notevole poi l’attingitoio dell’Eneolitico (età del rame) rinvenuto all’interno della Grotta di Santa Ninfa e sicuramente strumentale ai riti religiosi legati al culto delle acque.I reperti esposti possono contribuire a scrivere una nuova pagina della ricerca archeologica. Perché testimoniano la presenza di ominidi (il cosiddetto homo heidelbergensis), nel territorio dell’attuale bacino del Fiume grande, risalenti a circa 300 mila anni fa.