Il Rabato, l’antico quartiere arabo di Salemi, ritorna ad accendersi di luci, di colori e ritornano i freschi odori di alloro e di pane. Questi sono i giorni della festa del Vescovo martire San Biagio, compatrono speciale di quest’antica cittadina, festa che ogni anno riporta una linfa vitale in questo suggestivo luogo, oggi purtroppo, al seguito del sisma del ’68, dimenticato e abbandonato ma un tempo cuore pulsante dell’intera città. San Biagio fu un noto Vescovo di una cittadina dell’Armenia chiamata Sebaste, nei primi secoli del Cristianesimo. Prima dell’elezione episcopale svolgeva la professione di medico. Siamo nel 316 d.C. quando il santo Vescovo viene martirizzato, e la libertà di culto è già entrata nell’Impero romano ma, in Oriente, con l’imperatore Licinio continuano le persecuzioni dei cristiani, in particolare si perseguitavano tutti gli oppositori all’ingiusta politica e spesso questi erano proprio i Vescovi.
La tradizione popolare racconta che S. Biagio, prima di essere ucciso con la decapitazione, subì una brutale tortura: il raschiamento del corpo con un grosso pettine di ferro, utilizzato per cardare la lana e per questo, nell’iconografia tradizionale, viene spesso raffigurato con un pettine. Ma è conosciuto normalmente da tutti per il suo intervento miracoloso ad un bambino che rischiava la morte per una lisca di pesce in gola. L’antico testo de “Medicinales”, opera medica di Ezio di Amida (sec. VI), è l’attestazione più antica riguardo l’usanza devozionale di invocare S. Biagio per le malattie della gola.
SALEMI E SAN BIAGIO
Siamo nel 1542, la casa Aragonese regna in Sicilia e a Salemi è ben vista e rispettata. In quel tempo la cittadina era ricca e fiorente, grazie anche alla produzione del grano, coltivato nelle sue vaste campagne. A Salemi erano tante le famiglie che vivevano grazie ai frutti della terra che con costanza coltivavano. La maggior parte di queste famiglie abitavano nel quartiere del Rabato. Quando il sudore del lavoro e il raccolto venivano persi per le condizioni ambientali sfavorevoli o spesso anche per l’invasione di certi insetti, come le cavallette, su queste intere famiglie piombava la fame e lo scoraggiamento. Questo disastro giunse nelle campagne di Salemi nell’anno 1542. La tradizione popolare racconta che i campi vennero liberati da un’invasione di cavallette grazie all’invocazione di S. Biagio da parte dei contadini; altri invece raccontano che gli insetti, dopo aver distrutto i campi, grazie all’intervento del Santo, sempre chiamato in aiuto dai salemitani, si dispersero e abbandonarono il territorio della città. Per questo prodigioso evento nel 1542, sotto il regno di Carlo V, S. Biagio viene eletto, per acclamazione di popolo, compatrono della città assieme all’altro grande vescovo, S. Nicola di Myra, già eletto patrono nel 1290. Due santi Vescovi della sorella Chiesa d’Oriente custodiscono quest’antica città.
LA DEVOZIONE E LA FESTA
Tra gli ultimi giorni di gennaio e i primi di febbraio di ogni anno i salemitani, in onore della festività di S. Biagio che si celebra il 3 febbraio, per rendergli omaggio o per sciogliere il voto preparano dei tradizionali pani, fatti di pasta non lievitata e cotti al forno. Questi piccoli pani vengono chiamati rispettivamente: cuddureddi e cavadduzzi: i primi simboleggiano la gola di cui San Biagio è protettore; con i cavadduzzi, invece, si vuole ricordare l’avvenimento del miracolo salemitano sopra raccontato. I “cavadduzzi” assumono le forme più diverse e fantasiose, dai cavallucci marini ad altri animaletti immaginari, dal braccio e dalla mano benedicente del Santo, a quella di bastone decorato su un lato con fiori simbolo della fertilità.
GLI APPUNTAMENTI
Martedì 3 febbraio presso la chiesa di San Biagio, alle ore 9, 10 e 19, sarà celebrata l’Eucaristia. Al termine delle messe sarà possibile venerare la reliquia del santo e ricevere la benedizione della gola. Dalle 17, con partenza dal castello, si svolgerà il corteo storico sulla rievocazione del miracolo di S. Biagio. Attraverso le vie del centro storico si raggiungerà la chiesa di S. Biagio. (Itinerario: piazza Alicia, via D’Aguirre, discesa di San Giovanni, piazza Dittatura, via G. Amendola in senso contrario, a piazza Libertà, via dei mille, chiesa di San Biagio). Il corteo è a cura del Gruppo Xaipe, con il patrocinio del Comune e con la collaborazione del gruppo storico Castelli del Belìce, dei tamburi Aragonesi di Castelvetrano, guidati dal maestro Rosario Guzzo, dell’associazione Centro Studi sugli usi, costumi e tradizione medievale “Gennaro Bottone”, della Pro Loco Salemi, della scuola di danza Emidance, dei Cavalieri del castello Eufemio e del gruppo Magi di Custonaci.
Don Alessandro Palermo