Secondo rilevazioni dell’ONU, nel 2017 l’Africa ha ospitato 24,7 milioni di migranti, ribaltando l’opinione corrente secondo cui i flussi migratori si dirigono verso l’Europa e il Nord America. Infatti, uno studio della Fao e del Centro di Cooperazione Internazionale nella Ricerca Agronomica per lo Sviluppo riferisce che il 75% di coloro che nell’Africa Sub-Sahariana hanno deciso di migrare sono rimasti all’interno del continente. Solo una parte dei migranti economici si dirige verso l’Europa. I rifugiati provenienti dalla stessa area e rimasti in Africa, sempre nel 2017, sono aumentati di 1,1 milione (+22%), raggiungendo la cifra di 6,3 milioni.
I governi europei, in linea di principio, sono disposti ad accettare i rifugiati che fuggono da guerre e persecuzioni; ma non i migranti economici che scappano da fame e pandemie. Se si considera il dato demografico, nel 1960 l’Africa contava circa 284 milioni di abitanti; oggi oltre un miliardo. Secondo i dati Eurostat, in prospettiva la popolazione europea è destinata a restare pressochè invariata fino al 2050, mentre quella africana continuerà a crescere. A metà del secolo la popolazione mondiale vivrà per il 25% in Africa (era il 13% nel 1995 e il 16% nel 2015) e solo per il 5% in Europa.
Le stime indicano anche che si registrerà un graduale e costante aumento della popolazione africana in età lavorativa; mentre nei paesi occidentali la popolazione risulterà sempre più anziana. L’Africa diventerà così il continente per eccellenza della produttività e a essa dovrà paradossalmente ricorrere la vecchia Europa per mantenere uno standard apprezzabile di benessere. Con riferimento all’accoglienza un piccolo Paese africano, l’Uganda, sta offrendo all’Europa una straordinaria lezione di umanità. Infatti, ospita attualmente oltre 1.200.000 profughi provenienti da Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Somalia, Eritrea, Sudan ed Etiopia. Questo Paese, con una popolazione di oltre 44 milioni di abitanti e un Pil attorno a 28 miliardi di dollari (la Campania, a confronto, ha un Pil superiore a 110 miliardi di dollari con circa 5,7 milioni di abitanti) sta affrontando a testa alta la sfida migratoria.
Hilary Onek, ministra ugandese per gli aiuti umanitari e i rifugiati, ha dichiarato che l’Uganda «ha continuato a tenere le porte aperte ai profughi sulla base della tradizionale ospitalità africana e del principio secondo cui non scacciamo chi si rifugia qui da noi in cerca di salvezza». È una testimonianza stupefacente di umanità resa da una delle tante periferie del mondo; un modello di integrazione che coniuga interventi umanitari e strategie di sviluppo economico. L’esatto contrario di molti Paesi occidentali che considerano i rifugiati corpi estranei, antagonisti nel mercato del lavoro, nell’utilizzo delle risorse e nella gestione dei servizi. Agli stranieri accolti per ragioni umanitarie è concessa, almeno sotto il profilo normativo, la possibilità di svolgere un’attività lavorativa e di scegliere il proprio luogo di residenza. A ognuno dei profughi viene assegnato un appezzamento di terra da coltivare e su cui costruire una casa ed è concesso l’accesso al sistema sanitario e a quello scolastico. Il Sud del mondo in prima linea in una scelta di civiltà!
padre Giulio Albanese per Condividere
missionario combinano