«La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima» (Henri Bergson). Ho trovato particolarmente azzeccata questa frase del noto filosofo francese in prossimità della 56a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali e leggendo il messaggio che Papa Francesco ha voluto indirizzare agli operatori della comunicazione e a quanti hanno a cuore questo ambito così fondamentale della vita e delle relazioni. Il tema scelto dal Papa (Ascoltare con l’orecchio del cuore) è molto felice e assai espressivo e mi sembra un antidoto molto efficace per combattere la banalizzazione della comunicazione e soprattutto le forme degenerate di essa, incentivate da un uso sconsiderato dei social.
Non temo di esagerare se dico che il cuore è stato bandito dalla rete, che è sicuramente uno strumento dalle innumerevoli potenzialità, ma che è stato imbastardito da chi non ha alcun interesse a coltivare relazioni, intento com’è a distruggere chi gli capita sotto tiro. L’insulto e l’aggressione sono diventati i giocattoli con cui tanti abitano i social, pronti sempre a cavalcare l’onda lunga di una visibilità imbarbarita, che travolge chiunque tenta di contrastare il loro protagonismo sconsiderato. A questo andazzo cerca di porre un freno la riflessione di Papa Francesco, evidenziando che comunicare non è un’attività estroversa che rovescia sull’altro le proprie elucubrazioni; al contrario, è il frutto di un procedimento articolato che parte dall’ascolto delle persone e della realtà. Il comunicatore è un mediatore che ascolta, indaga, verifica, confronta e offre quanto ha conosciuto come servizio a quanti vorranno avvalersi della sua fatica.
Il comunicatore non è, perciò, un dittatore che pretende di impadronirsi e di disporre della verità, ma un servitore che la custodisce e la offre a chi ha desiderio di gustarla. Scrive il Papa che: il verbo ascoltare” è «decisivo nella grammatica della comunicazione e condizione di un autentico dialogo»; «L’ascoltare è dunque il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione. Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare ». Il dialogo è, dunque, lo snodo decisivo della problematica della comunicazione nelle sue diverse articolazioni e il comunicatore vero è un mediatore che fa incontrare nel suo mondo interiore (nel suo cuore, secondo Papa Francesco) la realtà che ha conosciuto per arricchirla con i suoi valori e la sua sensibilità e rilanciarla verso coloro che attendono un messaggio liberatorio, carico di speranza. In quest’ottica si comprende la ragione che ha fatto scegliere la solennità dell’Ascensione per celebrare una Giornata così significativa e impegnativa.
Come Gesù fu elevato glorioso in cielo per sedersi accanto al Padre, così gli operatori della comunicazione devono sentirsi investiti dalla missione di elevare i destinatari dei loro messaggi, facendoli crescere in umanità e nel servizio amorevole ai fratelli. È questa l’ecologia di un comunicare che deve tendere a dar vita a una società e a una Chiesa sinfonica, capace di comporre armonicamente le diversità, senza omologarle.
Domenico, Vescovo