[DENTRO IL GIORNALE] Da sportivo a frate: la nuova scelta di Antonio Ballatore

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Mi chiamo fra Stefano Maria del Sacro Cuore di Gesù, ai tempi Antonio Ballatore. Sono nato a Mazara del Vallo e ho 35 anni. La vita che conducevo prima era una vita normale, dedita alla famiglia, allo sport e, soprattutto, al lavoro che ho iniziato sin da adolescente. Con il tempo, però, iniziai a fare sempre più caso a un senso di vuoto inspiegabile che accompagnava le mie giornate che cercavo, senza alcun successo, di colmare nello sport. Così, dopo aver messo in discussione una vita intera, un lavoro che non mi appagava, delle serate insieme agli amici che si traformavano anche quelle in momenti di riflessioni, e dopo aver rinunciato al sogno di una vita, ossia al sogno di entrare nell’Arma dei Carabinieri a causa di una piccola malformazione al cuore, dopo questo e altri motivi caddi moralmente a terra.

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Fu così che iniziai a pregare, senza andare mai in chiesa, perché la mia fede disincarnata mi portava a credere solo in Dio. Così, dopo essermi avvicinato al Signore con le mie preghiere, cominciai a sentire sempre meno quel senso di vuoto. Sentii che Dio non operava solo nel mio spirito ma anche nella mia carne, perché in Germania, dove mi ero trasferito per lavoro, contrassi un virus che mi portò a un tracollo fisico e psichico. Dopo la mia guarigione miracolosa da parte del nostro Signore, assistetti alla santa messa e dissi a Dio: «Signore, io non credo che questo sia il mio posto ma sono qui soltanto per dirti grazie», e in quella preghiera mi sentii ascoltato. In seguito un mio collega di lavoro mi coinvolse a prendere parte, insieme a lui, a un cammino di fede.

Quando ritornai in chiesa domandai al Signore quale sarebbe stato il mio ruolo nella vita, poichè in quel contesto religioso non mi sentivo di stare. Più intraprendevo quel percorso, più sentivo che ero richiamato a qualcosa più grande di me a cui non ero preparato e non era il progetto che avevo in mente. Così un giorno mentre guidavo, preso dalla rabbia, domandai dentro di me al Signore perchè non voleva la mia felicità e che io costruissi una famiglia come tutte le altre. In quel momento sentii una voce dolce che mi disse chiaramente: «Figlio mio, perché sei tu a non volere ciò che ti voglio dare io? lo voglio darti una famiglia più grande di quella che pensi tu e voglio che tu lavori per me affinchè tu possa ricevere una ricompensa più grande».

Ritornai dopo qualche giorno in chiesa e inginocchiandomi dissi al Signore: «Va bene, se vuoi che io faccia la tua volontà devi operare in me togliendomi tutti quegli ostacoli che mi impediscono di arrivare a te». Quegli ostacoli erano quelli di lasciare la famiglia, gli amici, licenziarmi da un lavoro dove mi avevano messo in regola; dovevo ancora finire di pagare l’auto che avevo appena comprato e non volevo caricare alcun peso sulla mia famiglia. Da lì in poi, dopo pochi giorni, assieme al mio padre spirituale don Vincenzo Aloisi, andammo a Triscina a organizzare un momento di preghiera con la comunità “Betlemme di Èfrata”. Dopo quel momento di preghiera don Vincenzo Aloisi espose il Santissimo. Io non avevo voglia di stare lì davanti, perchè ero ancora arrabbiato con il Signore, perchè anche se sapevo cosa volesse il Signore da me, non credevo che mi avrebbe mai liberato dalle mie catene. Allora don Vincenzo, mentre teneva l’omelia disse una cosa che mi colpì: «Non abbiate paura se sapete cosa vuole il Signore da voi, ma venite lo stesso e fate in modo che le sorelle e i fratelli preghino per voi». Allora presi coraggio e mi sedetti davanti al Santissimo e quando chiusi gli occhi mi sentii pervaso da una luce che mi rassicurava, e quando li aprii una sorella mi disse senza conoscermi: «So che il Signore ti sta riempiendo la vita piena di luce». Un’altra sorella, che aveva pregato anche lei per me, aggiunse: «Il Signore vuole spezzare le tue catene».

Quando ritornai a casa la prima cosa che vidi fu mio padre in poltrona con la televisione spenta, mia madre e le mie sorelle poco distanti dall’altra parte. Mio padre mi chiese se avessi qualcosa da dirgli o se gli stessi nascondendo qualcosa; in quel momento si ripresentò quella voce che con la stessa calma e dolcezza mi disse: «È ora che tu lo dica». Presi coraggio e dissi di voler fare un cammino francescano e mio padre, senza nemmeno farmi finire di parlare, rispose dicendomi di seguire la mia strada senza alcun timore. In quel momento il Signore stava operando attraverso le parole di mio padre. Così tutto ha avuto inizio.

fra Stefano Maria per Condividere

 

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