[LA TESTIMONIANZA] Davide Caravà: «Vedo la gioia nel volto dei sofferenti»

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Da poco più di otto mesi mi è stato conferito il ministero di accolito che ho esercitato con gioia presso la chiesa madre in Gibellina e sabato 30 luglio sono stato ammesso tra i candidati all’ordine sacro. In questi mesi ho avuto modo di approfondire, insieme a questa bella comunità parrocchiale, il significato profondo dell’Eucarestia, attraverso la preghiera comunitaria, il servizio all’altare e l’adorazione eucaristica, presenza viva di Cristo. Ho avuto modo di accostarmi agli ammalati, portando Gesù Eucarestia, scoprendo il volto di Gesù sofferente nei fratelli e nelle sorelle. Sono stati momenti intensi, di riflessione, di crescita, sia da un punto di vista umano e spirituale, ma soprattutto nella fede, sperimentando sempre più quanto Dio ci ama attraverso le persone bisognose, in Cristo Gesù nostro Signore.

Sin da ragazzino ho sempre servito la santa messa e ancora adesso, con grande gioia, su incarico del Vescovo, mi trovo nella mia nuova parrocchia San Nicolò di Bari a Gibellina ad animare il servizio liturgico parrocchiale, a fare il catechista, a distribuire il corpo di Cristo ai fedeli durante la celebrazione eucaristica e a portare l’Eucarestia agli ammalati. Andare a visitare il malato è una delle periferie esistenziali di cui ci parla Papa Francesco. Ed è molto bello vedere la gioia nel volto degli sofferenti, quando gli porto il corpo di Cristo, perché è il calore di Cristo stesso che si manifesta attraverso l’Eucarestia nell’uomo.

L’esperienza, l’incontro con Gesù Eucaristia nella santa messa e nell’adorazione eucaristica quotidiana, mi rende sempre più desideroso nell’aprirmi alla prospettiva di una speciale donazione della mia vita al servizio della Chiesa, di Cristo, degli uomini, per il Regno di Dio. L’Eucarestia è la cosa più bella che Dio ci ha e mi ha donato, servendolo attraverso il ministero di accolito. In un pezzetto di ostia consacrata c’era chiuso tutto il mistero di Dio, fonte e culmine della vita cristiana. L’Eucaristia è dono di Dio al suo popolo.

L’ammissione tra i candidati all’ordine sacro è il passo che precede l’ordinazione diaconale. È un prendere con sempre maggiore impegno quella formazione spirituale, umana e culturale che deve essere essenziale per un diacono. Lo sguardo deve essere ed è rivolto verso il Signore che ammaestra, pasce e santifica il suo popolo. Da sempre nel mio cuore ho avuto questo desiderio di donarmi al Signore, di servirlo nella chiesa, nelle persone che mi farà incontrare lungo il cammino nella fede. Il diaconato permanente, prima di ogni sua  espressione, è fondamentalmente una vocazione, cioè una strada della nostra consegna personale a Dio. Ed è, e resta, una chiamata di Dio, di cui bisogna rispondergli. I diaconi sono stati storicamente istituiti per il servizio della carità. Il diacono, oggi, è chiamato aservire la comunione all’interno della Chiesa. Ringrazio ancora il Signore che mi ha donato la vita, mi ha chiamato a seguirlo e non mi ha abbandonato mai. Ringrazio anche la mia famiglia che è stata sempre importante in questo cammino di fede.

Davide Caravà per Condividere

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