[L’ANALISI] Il Governo del coraggio in un’Italia in crisi

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Il nuovo governo Conte nasce da un mistero che si è poi rivelato un miracolo. Il mistero sta nella decisione del capo leghista di affogare con le sue mani una creatura che aveva creato e fatta crescere: perché la sua scelta? Il miracolo è quello di una legislatura che sembrava morta ed è viva e di un governo di segno del tutto opposto al precedente. In queste ore abbiamo ascoltato illuminate sentenze di chi sosteneva il “no” a questo esperimento, accusando di “trasformismo” quelli che in esso sono coinvolti, a cominciare naturalmente dal presidente del consiglio. Se questo “no” al governo è comprensibile da parte dei “sovranisti” di Lega e Fratelli d’Italia, lo è molto di meno quando viene pronunciato da chi temeva l’allontanamento dell’Italia dall’Unione Europea e ora saluta con soddisfazione la notizia che Paolo Gentiloni è stato nominato Commissario all’economia nel governo dell’UE.

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C’è da chiedersi come questi due obiettivi, la permanenza anzi il peso accresciuto dell’Italia nell’Ue li avremmo raggiunti senza che prima si formasse il governo Conte. Del “trasformismo” poi si può dire che chi ne parla non conosce evidentemente la nostra Costituzione. Il governo appena nato vede dunque un Geppetto leghista il quale ha certamente avuto i suoi buoni motivi per mettere fine all’esecutivo del quale era l’uomo forte. Magari avrà pensato che tra la gente la paura può anche passare e chi ha scommesso sulla paura può avere lui stesso paura. L’avvocato del popolo, Giuseppe Conte, si è rapidamente trasformato in Sik Sik, l’artefice magico e, sotto gli occhi degli italiani, ha modellato un governo che, se alle parole seguiranno i fatti, rappresenta il più grande tentativo riformista degli ultimi anni.

Se alle parole seguiranno i fatti: dopo decenni di governi con il freno a mano perennemente alzato, questo è un governo politicissimo. Talmente coraggioso e vasto il programma di governo, talmente traumatica l’apertura della crisi, tanto sorprendente la sua positiva conclusione, tutto cos. inedito sulla nostra scena politica negli infiniti anni della cosiddetta Seconda Repubblica, che le opposizioni di destra faranno di tutto per ribaltare la situazione.  Non si può certo dire che, dopo la vittoria del marzo 2018, quelli che un tempo si chiamavano semplicemente “grillini” e riempivano le piazze coi Vaffa Day o lo Tsunami Tour abbiano fatto decisivi passi avanti. Nè il Pd, dopo l’ascesa e caduta di Renzi, a causa dell’insuccesso nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, ha poi dato grandi segni di ripresa.

Il nuovo governo Conte, date le sue linee programmatiche, dovrebbe almeno costringere il Pd e Liberi e Uguali a cancellare una divisione superata nei fatti. Non c’è molto tempo per fare questo scatto, ma l’alternativa è pessima, vale la pena provare.

Enzo Carra (ex deputato) per Condividere

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