Anche il museo diocesano di Mazara del Vallo, aderisce – sabato 15 febbraio, in occasione della ricorrenza del Beato Angelico, santo patrono degli artisti – alla Giornata nazionale dei musei ecclesiastici promossa in tutta Italia. All’interno del museo sarà così possibile ammirare con occhi nuovi, per esempio, lo straordinario ostensorio Graffeo, sul cui fusto troneggia un grifone ad ali spiegate, animale del bestiario non solo araldico, ma anche cristologico; l’abbagliante monumentalità del grande repositorio argenteo dei Lotta, esemplare creazione del barocco trapanese; i volti delicati ed enigmatici delle Virtù e della Vergine Annunziata del grande monumento Montaperto, capolavoro di Domenico Gagini. Il godimento del percorso museale sarà assicurato dalle visite guidate condotte dall’esperto e qualificato staff del Museo. Orari: 10-13 e 16-18.
LE OPERE: Il ritorno del figliol prodigo
Visitando le sale espositive del museo, si nota come un ampio e significativo spazio sia riservato ai manufatti pittorici, che ben si prestano ad arricchire di interesse il percorso artistico. Osservando queste opere pregiate, lo sguardo necessariamente si sofferma su una di esse che, proprio per la presenza di un particolare, finisce per richiamare l’attenzione e la curiosità. Il quadro Il ritorno del figliol prodigo è un olio su tela, realizzato tra il XVII ed il XVIII sec. e proviene dalla chiesa di San Giuseppe a Borgata Costiera (Mazara del Vallo).
La tela narra, servendosi di tonalità pittoriche molto accese, la Parabola del Ritorno del Figliol Prodigo, descrivendo con dovizia di particolari la scena. In una specie di seconda cornice, realizzata pittoricamente, visibile nell’estremità inferiore del manufatto, si legge la parte finale di una parola ..ter, seguita da un’altra completa peccavi, probabilmente riconducibili ad una frase. Se si confronta il passo del Vangelo di Luca (15,18-19) «Padre, ho peccato contro Dio e contro di te, non merito di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi servi» con le due parole che compaiono nel quadro in questione, è possibile risalire ai vocaboli mancanti e ricostruire, così, l’inizio dell’intera frase: “Pater peccavi…”. Non solo, ma il verbo peccavi non fa che accrescere ancora di più il senso di pentimento del Figliol Prodigo che, umilmente prostrato ai piedi paterni, auspica un gesto benevolo del genitore. La pseudo-cornice è come un gradino, il primo passo che compie il giovane per raggiungere il genitore, che caritatevole lo riceve.
Il vero protagonista della scena è, comunque, il dinamismo: il movimento del Figlio verso il Padre e di quest’ultimo verso il figlio, i gesti di entrambi, le braccia aperte, sembrano creare una sorta di linea immaginaria continua che avvolge il giovane, proteggendolo e rassicurandolo. La semi nudità del Figlio è la proiezione del suo animo pentito, mentre l’abbondanza delle vesti del Padre esprime la sua volontà di accoglierlo, coprirlo, quasi a tenerlo lontano o a nasconderlo da chi potrebbe ferirlo.
Donatella Lisciotto