[L’EDITORIALE 2015] Sergio Mattarella Presidente, semplicità e sobrietà

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L’Italia potrebbe essere giunta a uno snodo importante della sua storia recente. In questi anni abbiamo visto succedersi cambiamenti, presentati come seconda Repubblica, copiando un vezzo della vicina Francia, nella quale però le mutazioni istituzionali erano evidenti e di sostanza. Da noi, invece, si fa presto a cambiare denominazione senza modificare la realtà delle cose. «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» (Tancredi Falconeri, nipote del principe Fabrizio, ne “Il Gattopardo”). Sembrava che questa fosse una deformazione tutta siciliana, radiografata con sottile ironia da Tommasi di Lampedusa; invece essa appartiene inesorabilmente al dna italico.

E difatti, fino a sabato 31 gennaio 2015, il paese sembrava irrimediabilmente votato a rituali mummificati che, a scadenza regolare, eravamo costretti a subire. Con l’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica e con gli sconquassi del cerimoniale che subito l’hanno accompagnato si è avuta la sensazione che, d’un tratto, l’Italia abbia saltato un fosso epocale, tanto da far pensare che nulla ormai sarà più come prima, finalmente; sicuramente non è tempo di avventurarsi in giudizi perentori, ma talvolta le prime sensazioni non ingannano. E in questo frangente sembra proprio che si sia voltata pagina, anche se ignoriamo se siamo rimasti ancora impigliati nelle pastoie della seconda Repubblica, o stia per nascerne una terza. In ogni caso, al di là di quanto si è già detto e scritto, due dati mi hanno colpito particolarmente. Il primo riguarda l’annotazione, tra il meravigliato e l’incredulo, di chi ha visto nell’elezione di Mattarella l’onda lunga dell’elezione di Papa Francesco e una sorta di contagio dei suoi modi poco protocollari. Se così fosse, come chiesa potremmo trarre motivo di vanto dal fatto che la scelta di modelli ispirati alla semplicità evangelica risultano attraenti e imitabili anche fuori dal contesto ecclesiale.

Per una volta sono gli altri a copiare da noi e con buoni risultati. Il secondo dato da rimarcare è che al centro di questi sommovimenti generati da comportamenti e stile c’è un siciliano verace e per di più un politico siciliano, cattolico per convinzione. Che stia per essere smantellato finalmente quel circolo vizioso che identificava siciliani e mafia? E che la fede e l’appartenenza ecclesiale non siano estranee a questa operazione? In attesa di verifiche, prendiamo atto di quanto è già accaduto, con compiacimento.

Domenico, Vescovo

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