[L’EDITORIALE] Elezioni comunali, il voto: diritto e sfida per vincere ritrosia e paura

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Alla vigilia di un nuovo appuntamento elettorale locale per l’elezione di sindaci e di consigli comunali in quattro comuni della Diocesi (Vita, Poggioreale, Santa Ninfa e Partanna) è bene ricordare che il voto è un’espressione reale della sovranità popolare attraverso la quale si sceglie chi dovrà prendersi cura dell’istituzione più vicina alla gente e dei suoi bisogni per trovare risposte adeguate, in ragione delle priorità e delle risorse disponibili, nella prospettiva del bene comune. Tuttavia questo profilo teorico trova pochi e rari riscontri plausibili nella vita concreta di città e paesi, con la conseguente crescente disaffezione dei cittadini dalle istituzioni e una sempre più marcata astensione dalla partecipazione alle competizioni elettorali.

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Il tutto aggravato dai condizionamenti di stampo mafioso e dai fenomeni inquinanti della corruzione, con il connesso deprecabile scambio di voti e di favori, che fa correre rischi seri al sistema democratico nei suoi diversi livelli: locale, regionale e nazionale. È da tempo ormai che si attende un significativo rinnovamento della politica e un forte segnale di cambiamento, ma non si intravede ancora l’approdo di questa attesa. In ogni caso gli esiti di questi ritardi determinano incertezza e instabilità, con ricadute negative sulle persone e sulla vita sociale e con ripercussioni anche sul piano delle relazioni internazionali. L’applicazione per la prima volta della legge elettorale regionale, che riduce il numero dei consiglieri comunali, determinerà una maggiore e migliore selezione tra i candidati, o renderà più feroce la battaglia elettorale, con il ricorso a tutti i mezzi per delegittimare la concorrenza? E forse il timore di finire nel tritacarne dei social può aver scoraggiato a Vita chi avrebbe potuto proporre la propria candidatura a sindaco, con il risultato che è in lista un solo candidato.

E dire che un tempo i sindaci, nei piccoli come nei grandi centri, erano persone che facevano la storia della propria città o paese con opere che continuano a testimoniare la loro memoria. Oggi, invece, sembra prevalere la paura di perdere la faccia, che spegne il desiderio legittimo di spendersi nell’interesse della comunità. In questo contesto, in assenza di chi avrebbe i numeri per proporsi alla guida delle istituzioni cittadine, potrebbe farsi avanti qualche improvvisatore, cercatore di visibilità, impreparato ad affrontare la complessa macchina amministrativa, oggi più che mai necessitante di professionalità a largo spettro.

Il quadro prospettabile è la paralisi implacabile e delle istituzioni locali, l’aggravata disastrosa situazione economica dei comuni, l’incapacità strutturale di avvalersi delle risorse derivanti dai fondi europei, il degrado dell’ambiente e delle strutture urbane, il deterioramento della qualità della vita, l’assenza di una politica di espansione del mercato del lavoro con conseguente ampliamento delle povertà. Non resta che appellarsi al senso di responsabilità e alla coscienza civica degli elettori perché vincano il richiamo suggestivo dell’astensione e nell’urna facciano prevalere il buon senso e l’interesse comune.

Monsignor Domenico Mogavero per Condividere

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