Nel tempo in cui l’eroe greco, Ulisse, solcava il mare, sembra che l’isola di chiamasse Ogigia (la misteriosa). Secondo la leggenda nella grotta di Calipso, si è consumata una grande storia d’amore e di passione, quella di Ulisse e della Ninfa Calipso. Ulisse venne rapito dall’amore della Ninfa sull’isola di Ogigia, considerato ombelico dei mari conosciuti. In questo luogo remoto e solitario trascorse otto anni della sua vita. Al temine della guerra di Troia, a seguito di un ordine esplicito di Zeus portato dal messaggero Hermes, Ulisse riprese il viaggio di ritorno verso la sua Itaca.

Quell’ombelico dei mari sconosciuti raccontato nella mitologia è oggi un’isola tanto conosciuta: Pantelleria. E proprio qui, dove si narra che Ulisse visse per otto anni, si è concluso il Progetto a lui dedicato e promosso dal Cemsi e dal circolo velico “Cvmj”. La giornata conclusiva si è tenuta con venti studenti del locale istituto comprensivo che, a bordo di una barca a vela giunta da Mazara del Vallo, hanno circumnavigato l’isola, scoprendone angoli nascosti.

«I bambini hanno avuto la possibilità di guardare la propria isola da una prospettiva diversa – racconta l’armatore Giovanni Calandrino, al timone del 40 piedi “Archie Antwerpen” – e di godersi il mare Mediterraneo navigato a vela».
Il vento, in effetti, non è mancato nell’isola comunemente conosciuta come “del vento”. Il periplo è iniziato dal porto del centro città e si è concluso dopo aver fatto tappe intermedie davanti a Gadir, dietro l’isola, davanti Scauri, per poi fare rientro verso il porto del centro città. «Ulisse – ha ribadito Mariangela Lisma, una dei formatori del progetto – è divenuto la metafora di ogni bambino o ragazzo, un modello da seguire, un punto di riferimento nel percorso di vita, un eroe positivo».

«La vela e il rapporto privilegiato col mare è stato un buon motivo per far stare insieme i ragazzi – ha ribadito il Vescovo monsignor Domenico Mogavero, presidente del Cemsi – questo progetto ci ha consentito di valorizzare ancora di più questo mare Mediterraneo che tutti i giorni vediamo davanti a noi. Ed è quello per il quale da anni parlo di nuovo umanesimo mediterraneo che metta insieme i popoli che vi si affacciano in una prospettiva di dialogo e fratellanza».
E il Vescovo, proprio a conclusione del “Progetto Ulisse” in concomitanza con l’annuncio della visita di Papa Francesco a Lampedusa, ha ribadito: «È davvero significativa ed emozionante questa prima visita fuori Roma del Santo Padre proprio a Lampedusa, nel cuore del Mediterraneo – ha detto Mogavero, Vescovo delegato per le migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana – in questo mare che il Papa avrà occasione di vedere per la prima volta durante il lancio di una corona di fiori in ricordo di quanti hanno perso in esso le proprie speranze e la propria vita. Le sue acque ci separano dal continente africano ma, allo stesso tempo, ci uniscono e in questi anni sono diventate approdo di speranza per migliaia di immigrati e tomba per un numero imprecisato di essi. La decisione del Papa di venire nel Mediterraneo impone a tutti di affrontare il dramma delle migrazioni, che non può e non deve essere un problema solo italiano, nell’ottica dell’accoglienza e della solidarietà. Sono questi, infatti, valori di un umanesimo da sempre presente su queste sponde che chiede di tornare a rifiorire per costruire un mare di pace».