L’8 dicembre, nella maggior parte delle famiglie italiane, insieme all’albero di Natale, si prepara il presepe. Nella mia famiglia le scatole più pesanti, quelle riposte con più attenzione perchè al loro interno le fragilissime statuette potevano, urtandosi, rompersi, venivano prelevate da mio padre e poste sul tavolo della cucina. I personaggi del presepe erano in cartapesta, acquistati da mio nonno al rientro in Italia, al termine della sua esperienza nelle miniere di carbone del Belgio. Una sorta di segno tangibile e ringraziamento a Dio per essere ritornato sano e salvo.
Un presepe, questo, al quale mia nonna era particolarmente affezionata e che mia madre custodisce, ancora oggi, come una reliquia. I personaggi, ogni anno, venivano conservati con accorgimenti sempre più sofisticati, dai semplici fogli del quotidiano siamo passati all’imballaggio “con le bolle”. Le statuine originali, per fortuna, anche se sono passati più di 50 anni, resistono e a queste se ne sono aggiunte alcune più moderne, che però non eguagliano la bellezza delle originali.
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La preparazione del presepe è stata per me la prima e più semplice trasmissione della fede ricevuta dai miei genitori. La preparazione dell’ambiente e la sistemazione delle singole statuine erano accompagnate dalla spiegazione, semplice e adatta a una bambina, da parte di mia madre, del mistero che di lì a poco avremmo contemplato: la nascita di Gesù. In quel piccolo spazio tutta l’umanità si ritrovava ad adorare Gesù, dal locandiere alla massaia, dal pescivendolo al macellaio, dal pastorello dormiente ai bambini discoli con i cani e le galline al seguito.
Tutti in statico movimento per adorare il Dio fatto uomo. Come ci dice Papa Francesco nella lettera apostolica Admirabilem signum, consegnata a Greccio nel 2019: «Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura […]. Il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria. E a sentire che in questo sta la felicità».
E chi non è felice mentre prepara il suo presepe? Chi non si sente parte di un mistero grande che ci fa tutti fratelli. Oggi, in questo particolare tempo, in cui siamo distanti per amore della vita degli altri, il presepe ci permette di ritrovarci tutti vicini, senza mascherine e paure, ma con la certezza che Gesù è venuto sulla terra ed è accanto a noi, sempre.
Marilisa Della Monica per Condividere