Il matrimonio, i figli, la professione medica, un cammino di fede e una disponibilità al servizio… quando sembra che tutto questo possa bastare, il Signore e lì a sorprenderti! Sì è proprio la sensazione di sorpresa e poi di stupore che io e Caterina abbiamo provato quando percepivamo la vocazione al diaconato. Certamente non avevo ancora una piena consapevolezza del ministero, ma gli anni di formazione mi hanno permesso di maturare sul versante umano, spirituale, dottrinale e pastorale. Ho compreso che il diacono è chiamato a essere uomo di comunione e di servizio, accogliente, sincero, generoso, discreto, propenso al perdono al fine di stabilire relazioni significative e serene.
La formazione spirituale mi ha aiutato a crescere nei tratti specifici della spiritualità diaconale così come la formazione teologica è stata fondamentale per maturare una proficua coscienza ecclesiale, per poter esprimere la ragionevolezza della mia fede e svolgere i compiti specifici del ministero nel servizio all’altare, nell’annuncio della Parola e nella carità. Mi viene spesso rivolta la domanda «Cosa fa il diacono?». Io nel rispondere ho sempre qualche esitazione perché la vera domanda è «Chi è il diacono?»: è segno sacramentale al servizio proprio di Cristo, servo del Signore, «venuto non per essere servito ma per servire e dare la Sua vita in riscatto per molti» (Mt 20, 28). Il diacono svolge un ministero della “soglia”, ponte tra Chiesa e mondo. In modo particolare sento che il diacono è chiamato all’annuncio e alla testimonianza nella propria famiglia, nella propria professione e nella realtà sociale in cui vive.
Mi piace pensare al diacono come “ministro d’amore” nelle cui vene scorre il sangue di Cristo-Servo, un amore per i più poveri che sono il tesoro più grande della Chiesa! In questi anni è stato prezioso il cammino percorso insieme alla mia famiglia: a mia moglie Caterina, che mi ha sempre sostenuto e incoraggiato, ai miei figli Francesco, Michele e Margherita che, nonostante la tenera età, hanno compreso il valore del cammino intrapreso. Sono stati preziosi coloro che mi hanno aiutato a discernere la chiamata al diaconato, sostenuto, guidato, incoraggiato e formato. La preghiera è diventata quello spazio “naturale” in cui crescere nella mia personale relazione con Dio, la partecipazione ai sacramenti e in particolare all’Eucaristia sono stati il mio nutrimento spirituale. Voglio ringraziare la comunità diaconale, con la quale abbiamo condiviso tanti momenti di formazione, di preghiera, di ritiri spirituali, di fraternità.
Essa è stata fondamentale per me e Caterina al fine di crescere verso una diaconia familiare. Vi è in me una sana inquietudine, nata dall’invito di Papa Francesco, ad andare verso e dimorare nelle periferie esistenziali dei nostri fratelli e sorelle. Spero di poter svolgere il mio ministero testimoniando una fraternità concreta e senza confini, capace di leggere i segni dei tempi e fare della diaconia la mia via alla santità.
Antonio Ferro per Condividere