Il Piano pastorale di quest’anno ci invita a soffermarci e a riflettere sulla bellezza della vita… sulla vita come dono che gratuitamente viene elargita da Colui che ne è la sorgente e il senso ultimo. In questa prospettiva è fondamentale e necessario abitare il tempo che ci prepara a vivere il Natale del Signore. L’Avvento [AGENDA: LA VEGLIA], inizio dell’anno liturgico in cui celebriamo la Storia della Salvezza operata da Dio in Cristo Gesù, ci propone di contemplare la figura della Vergine Maria. In Lei ogni promessa si realizza, perché con il suo “sì” dà alla luce il Salvatore del mondo, per mezzo del quale l’umanità intera sarà redenta.
Per l’Avvento, tempo dell’ascolto, mi piace proporre una scena molto cara e familiare a ciascuno di noi: l’immagine del fratello o della sorella maggiore che si accosta alla pancia della madre per sentire i movimenti del nascituro. Anche noi siamo invitati ad accostare il nostro orecchio al grembo di Maria Vergine Madre, immagine della Chiesa, per ascoltare i gemiti di tanti figli che soffrono a causa dell’ingiustizia, della povertà e della discriminazione. I gemiti di chi ha perso un figlio; di chi ha lasciato la propria terra mettendo a repentaglio la propria vita per un futuro migliore; di chi ha perso ogni cosa e reputa la sua esistenza una vita inutile, senza scopo, senza un fine da raggiungere o un obiettivo da realizzare; i gemiti di chi vive nella solitudine; i gemiti di chi è vittima di oppressori che attentano costantemente alla sua vita.
Il nostro Piano pastorale [LEGGI PIANO PASTORALE] ci invita a vivere l’Avvento sotto un’altra angolatura: non semplicemente come tempo cronologico in cui ci si prepara alla contemplazione delle due venute (storica-escatologica) di Cristo, ma a intraprendere un viaggio spirituale che ci accompagna verso la grotta dei pastori! L’Avvento è contemporaneamente il tempo dell’attesa: saper aspettare dentro la grotta dei pastori la nascita del bambinello di Nazareth; e tempo del silenzio: perché si possa cogliere tutta la forza dirompente che racchiude in sé il gemito di un Dio che si fa carne… uomo. In quel gemito c’è l’energia del “sì” alla vita, del vigore a non arrendersi mai, della robustezza nell’affrontare le prove che la vita riserva; in quel gemito è contenuta la potenza anticipatoria della Risurrezione che distrugge ogni logica apportatrice di morte e che attenta continuamente alla vita, dono da custodire e da promuovere in tutte le sue fasi.
Don Nicola Altaserse per Condividere