L’ecologia integrale secondo la Laudato sì. Anche di questo si è parlato al 3° Seminario nazionale di Pastorale sociale (in continuità con quanto discusso alla 48ma Settimana sociale di Cagliari). In un primo e immediato approccio mi è sembrato strano, non cogliendone una relazione con il lavoro e le buone pratiche, che si sarebbe parlato e trattato sull’ecologia e addirittura integrale. Il tutto mi è stato più chiaro durante l’intervento di Matteo Mascia della “Fondazione Lanza” e gruppo di lavoro “Custodia del Creato” della Cei. Per tale motivazione ritenendo non appropriata una eventuale sintesi della relazione presentataci ne allego il testo integrale [LEGGI QUI].
Invito tutti ad una attenta sua lettura in quanto ritengo il contenuto interessante e anche stimolante per una sana riflessione confidando in un prossimo risveglio delle nostre coscienze al momento dormienti e quasi di fatto indifferenti ai problemi sociali siano essi locali, regionali, nazionali e sopra nazionali. In detto documento vengono delineati gli aspetti salienti del perché di una ecologia integrale vale a dire di una questione ecologica non da considerare come parte a sé stante ma integrata e da integrare nell’analisi e nelle problematiche strettamente intrecciate e connesse con la vita sociale sia essa politica, economica ma anche culturale: “Tutto è connesso”.
Viene proposto il concetto del bene comune da considerare inseparabile dall’ecologia integrale secondo la Laudato sì. Questo per indicare anche l’impegno della Pastorale sociale, e in generale lo hanno ripetuto quasi tutti i relatori, che deve orientare al bene comune, al concetto di economia circolare quale modello economico per mantenere più a lungo l’utilizzo ed il valore dei materiali e, quindi, salvaguardia del Creato e anche all’impegno civico e alla partecipazione attiva e responsabile alla vita sociale e politica sia territoriale che nazionale. Il messaggio in generale dato a Salerno è stato chiaro ed è intellegibile e senza bisogno di interpretazione o mediazione filosofica. Praticamente senza se e senza ma.
È la nostra Chiesa istituzionale che ci dice ed invita a fare tutto questo. La nostra Chiesa è chiamata ad annunciare e «… la fede, per essere eloquente, deve saper orientare l’umano e dunque essere innestata su di esso». Dunque, tanto l’annuncio quanto l’esperienza cristiana tendono a provocare conseguenze sociali. Cerchiamo il suo Regno: «Cercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33). Pertanto le Chiese in un comune cammino e per il raggiungimento dello stesso fine «si integreranno sempre meglio nella funzione di promotrici del Regno».
Il “seme” più bello e innovativo ma anche rivoluzionario potuto apprezzare e avuto donato, a mio modesto parere, al Seminario di Salerno è la sintesi di monsignor Filippo Santoro condivisa da S.E. Cardiale Bassetti, Presidente della Cei. Ho riletto e sottolineato il documento diverse volte e ad ogni lettura mi sono reso conto sempre più di quanto la nostra Chiesa possa in meglio rinnovarsi ed essere al servizio della Persona e specialmente degli ultimi e di chi soffre. Tutto ciò è realizzabile e non è una utopia a condizione che tutti desideriamo e vogliamo condividere la stessa cosa, come prima detto, lo stesso fine.
Ecco cosa la Chiesa istituzionale ci chiede di fare durante il nuovo cammino già iniziato:
- Le nostre Chiese assicurino il loro accompagnamento e il loro sostegno a tutte le iniziative possibili a favore di un lavoro dignitoso che sappia contribuire ed essere utile al progresso “materiale e spirituale” della Nazione (art. 4 della Costituzione).
- Il progetto Policoro sarà di sostegno per accompagnare in particolare i giovani per creare impresa, formazione duale scuola-lavoro.
- Oratori dove l’educazione al lavoro non sia assente.
- Innanzitutto dobbiamo fare nostro lo spirito sinodale, che non deve essere solo “metodo” ma deve diventare “contenuto”. (Sinodo da Syn insieme e Odò in cammino).
- Fare crescere, educare e formare le comunità al bene comune attraverso esperienze di democrazia partecipativa e deliberativa e per il raggiungimento di tale scopo sarà importante ed opportuno il contributo di persone competenti e preparate in campo sociale e politico.
- Occorrerà coinvolgere le comunità in un momento di riflessione ma anche direi di meditazione qualificante (diocesano o regionale) sui temi del lavoro, della famiglia, dell’educazione, dell’ambiente, della pace, della giustizia, dell’etica. Ciò sarà in sostanza: discernimento profetico.
- Protagonisti dovranno essere in primis le Commissioni dei problemi sociali, della pastorale giovanile e la Consulta dei laici presenti nelle diocesi e nelle regioni pastorali. Esse assicureranno i contatti e legami con la rete fra le Pastorali sociali.
- Ripresa delle Scuole di formazione sociale e politica. A questo sarà bene fin dalla catechesi della iniziazione cristiana non fare mancare elementi della Dottrina Sociale della Chiesa.
- Educazione ed esperienze educative al bene della concezione cristiana del lavoro, della cura del creato e della giustizia e della carità verso i più poveri.
- Centri di riferimento stabile per quanto riguarda il rapporto con la politica che sappiano proporre anche a livello territoriale da parte della comunità ecclesiale proposte operative agli organi preposti e competenti.
- Centri che siano luoghi di riflessione e proposta che seguano con attenzione e da vicino i lavori delle diverse Amministrazioni, monitorando e controllando l’efficacia dei programmi e delle leggi in favore specialmente di chi soffre ed in genere che non siano contro il bene della persona e del Creato.
- Giungere in un tempo maturo ad una Forma di Coordinamento, e non a un partito della Chiesa, che abbia il compito di rispondere e dare soluzioni ai problemi reali ed alle urgenze della società in primis a chi soffre e agli ultimi.
In questa sezione del sito [QUI] saranno inserite diverse rubriche che daranno spazio agli argomenti prima citati per una informazione, trattazione e formazione specifica, pratica e reale. Ne preannuncio alcune:
- Lettura critica e applicabilità dei contenuti della “Laudato Sì”;
- Educazione e formazione al bene comune e il bene comune oggi per i cattolici;
- Riflessioni ed utilizzo pratico degli orientamenti della Dottrina Sociale della Chiesa (pedagogia dell’animazione);
- Formazione pratica agli aspiranti Amministratori locali per creare una classe di dirigenti politici cattolici alla luce del decalogo di Don Luigi Sturzo.
Manifesto in questa occasione gli orientamenti ed orizzonti del nuovo programma della Pastorale Sociale diocesana vocata ad orientare, indirizzare, dare vera e autentica informazione, formazione ed educazione; ma anche chiamata a motivare e suscitare interesse e dibattito per ogni azione locale in comunione con gli indirizzi della nostra Chiesa. Seguendo la metodologia indicata nella Evangelii Gaudium (il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore alla parte) e lo spirito sinodale inclusivo, al fine di creare anche all’interno della nostra Diocesi una rete di relazioni, proporrò ai direttori e responsabili degli Uffici pastorali della Diocesi di fare qualcosa in comune per potere intraprendere assieme ed uniti in comunione il nuovo percorso indicatoci al 3° Seminario di Salerno.
Dopo tale prima tappa sicuramente l’invito di fare qualcosa assieme sarà rivolto anche alle altre realtà laicali esistenti nel territorio della nostra diocesi che già da anni operano nel settore sociale. Concludo con le parole del cardinal Bassetti: «L’unità che nasce dalla comune appartenenza alla fede cristiana diventa nel tempo discernimento profetico e si traduce in un’azione politica comune dando risposte concrete ai problemi reali della gente».
Calogero Amodio
Direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro