[SPECIALE PASQUA/1] La messa crismale: nel segno dell’olio la celebrazione gioiosa del popolo sacerdotale

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Il battesimo costituisce ogni fedele come sacerdote, re e profeta. L’intero popolo di Dio è un popolo sacerdotale. Questo dono di grazia celebra e rinnova la celebrazione della messa crismale del giovedì santo. I sacramenti sono mistero grande, dono di grazia, con cui Dio Trinità, per mezzo della vita, della celebrazione e della testimonianza della Chiesa, raggiunge come bene e come forza i cristiani nella loro concreta condizione. Dio Padre vuole che tutti gli uomini siano salvi e abbiano la vita eterna. Per questo ha mandato suo Figlio, vero Dio e vero uomo, perché offrendo la sua vita per gli uomini, in riscatto per loro per salvarli dal peccato e dalla morte, venga costituito come vita degli uomini, come vita eterna.

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Il Figlio di Dio morto e risorto raggiunge tutti gli uomini, diventa la vita di tutti gli uomini, grazie all’opera dello Spirito Santo, che è Dio. Questo mistero abita interamente la celebrazione del giovedì santo. L’olio dei catecumeni è benedetto perché i bambini e gli adulti che riceveranno il sacramento del battesimo, liberati dalle catene e dalle schiavitù del peccato e del male, possano fare della propria libertà e volontà un’opera di luce e di bene, perché figli della luce. L’olio degli infermi è benedetto perché malati, anziani, sofferenti e perone in pericolo di vita ricevano conforto e sollievo e possano custodire speranza e serenità, e non abbiano paura nel passaggio verso il Dio della vita.

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Il dolore e la sofferenza sono parole umane autenticamente sacre all’ascolto di Dio. Il crisma, nel rito liturgico, non viene semplicemente benedetto ma consacrato. La radice della parola crisma e della parola Cristo è la stessa. È l’olio profumato con cui si viene cristificati nel battesimo, nella confermazione, nell’ordinazione presbiterale ed episcopale, diffondendo il buon odore di Cristo. I cresimandi dalle parrocchie presenti in Cattedrale guarderanno con curiosità alla cura con cui la Chiesa prepara la celebrazione del sacramento, sigillo del dono dello Spirito Santo. Tutto il presbiterio pregherà per i battezzandi, i cresimandi e gli ordinandi, perché siano santi e felici nel corrispondere al dono secondo la propria vocazione. Tutto il presbiterio sentirà la responsabilità della comunione e della fraternità sacerdotale presbiterale. Nella stessa celebrazione tutto il presbiterio infatti rinnoverà le promesse sacerdotali, rinnoverà la propria fedeltà a Cristo e alla Chiesa e, in questo, sarà sostenuto dalla preghiera e dalla vicinanza dell’intero popolo sacerdotale. Il rinnovo delle promesse presbiterali è un momento molto forte di spiritualità e di adesione personale e pastorale a Cristo pastore bello e buono che offre la vita per il gregge; è la fedeltà al dono della propria vita come Cristo pastore.

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In questo momento risulta forte il legame che la promessa di obbedienza sigilla e rinnova tra vescovo e presbiteri. Senza l’obbedienza non c’è comunione, non c’è volontà di Dio, non c’è Chiesa, perché la Chiesa è dalla comunione; Dio è comunione. Senza l’obbedienza non c’è vincolo di fraternità presbiterale. La celebrazione si chiude con la consegna degli oli e con il ritorno dei presbiteri, uomini dalla comunione e dell’obbedienza, in mezzo all’intero popolo sacerdotale. La celebrazione consegna il mistero della salvezza nelle mani dei presbiteri perché ne facciano benedizione e consacrazione per tutti. I sacramenti si fanno in tal modo vita del popolo di Dio.

don Vito Impellizzeri
direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali

(La seconda puntata dello Speciale sarà online alle ore 15 di giovedì 2 aprile)

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