[SULLE COSTE CALABRESI] Una strage politica e l’ipocrisia delle istituzioni

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Si è consumata un’altra tragedia del mare nella notte tra sabato 25 e domenica 26 febbraio. E c’è da dire subito che questa era una strage annunziata, vista la linea politica adottata dal governo nazionale. Si tratta dell’ennesimo atto di forza del trio Meloni, Piantedosi, Salvini, promotori di una strategia raffinata e furba, almeno dal loro punto di osservazione. Invece, questa operazione rappresenta un meccanismo machiavellico che ha svelato tutta la sua ipocrisia a spese delle decine di morti dell’altra notte, tra i quali donne e bambini. Purtroppo le dimensioni reali della tragedia non saranno mai note nella loro entità, per l’impossibilità di conteggiare tutti i dispersi. Però, si continua a dire che bisogna fermare gli esodi, aiutare i potenziali migranti a casa loro, bloccare i guadagni dei trafficanti di persone.

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Ma nell’attesa che tutto questo trovi eventuale concreta realizzazione lo stillicidio di morti innocenti continua a popolare i fondali dei nostri mari, con gli stucchevoli rituali dei finti addolorati, che si indignano con gli scafisti, ma non ammettono le loro responsabilità, nascoste dietro un ipocrita perbenismo. A ministri e politici di maggioranza, che fanno quadrato attorno al ministro dell’interno, bisognerebbe chiedere perché tanto accanimento verso le organizzazioni non governative, possibili bersagli di ammende spropositate e di blocco temporaneo e definitivo dei mezzi di soccorso? E ancora per quali ragioni vere (non certo l’intasamento degli approdi siciliani e meridionali!) si assegnano come porti sicuri quelli di città che distano giorni ulteriori di navigazione dal teatro dei soccorsi? E, infine, come mai tanto zelo peloso nel divieto di effettuare altri soccorsi, una volta espletata la prima operazione? A questi signori forse è il caso di ricordare che li attende il giudizio della storia che sarà sicuramente severissimo, molto di più di quello già pesante dell’Unione europea e di quanti hanno ancora un cuore a misura d’uomo. Ma dopo di quello c’è un giudizio inappellabile che è quello della giustizia divina e di quel Giudice che considera fatto a sé quello che viene fatto all’ultima creatura umana. Se ne ricordino costoro! Per tornare all’ultima tragedia è intollerabile il balletto scaricabarile di responsabilità nell’omissione dei soccorsi.

I responsabili dovrebbero ricordare che tanti migranti, pur di uscire dalla propria situazione, mettono in conto un viaggio lungo e pericoloso con il rischio di essere uccisi ancor prima di raggiungere le coste libiche; prevedono la permanenza nei lager libici da dove non c’è certezza di poter uscire; sono disposti ad affrontare la traversata del Mediterraneo con uguali probabilità di raggiungere un porto o di annegare. Ma più intollerabili sono le incredibili dichiarazioni, inutilmente rattoppate, del ministro Piantedosi: «La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli». Il suo pulpito, ministro, non è il più adatto per prediche sulla prudenza o sul buon senso!

foto: Avvenire.it
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