[TEMPO LITURGICO] Ceneri, digiuno e astinenza dalla carne non siano pratiche medievali

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L’antifona d’ingresso del Mercoledì delle ceneri – «Tu ami tutte le creature, o Signore, e nulla disprezzi di ciò che hai creato; tu chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento, e li perdoni, perché tu sei il Signore nostro Dio» – connota la natura di questo giorno e del tempo al quale dà inizio. È «il momento favorevole» (2Cor 6,2), come direbbe san Paolo, per fare esperienza di un Dio misericordioso e, proprio per questo, paziente nell’attendere che l’uomo si penta dei suoi peccati e ritorni con cuore rinnovato al suo Signore. L’imposizione delle ceneri, il digiuno e l’astinenza dalla carne che caratterizzano tale giorno non devono essere percepite come pratiche medievali o comunque ormai passate di moda che all’uomo postmoderno non dicono più nulla.

Né tantomeno devono essere vissuti dai fedeli meramente come segni esteriori che non toccano e non mutano profondamente il loro essere e le loro scelte ad una vita evangelica. La Sacra Congregazione per il Culto Divino nella Lettera circolare sulla “Preparazione e celebrazione delle feste pasquali” (16 gennaio 1988), così afferma: «Il mercoledì avanti alla domenica I di Quaresima i fedeli, ricevendo le ceneri, entrano nel tempo destinato alla purificazione dell’anima. Con questo rito penitenziale sorto dalla tradizione biblica e conservato nella consuetudine ecclesiale fino ai nostri giorni, viene indicata la condizione dell’uomo peccatore che confessa esternamente la sua colpa davanti a Dio ed esprime così la volontà di una conversione interiore, nella speranza che il Signore sia misericordioso verso di lui. Attraverso questo stesso segno inizia il cammino di conversione, che raggiungerà la sua meta nella celebrazione del sacramento della penitenza nel giorno prima della Pasqua».

Il rito dell’imposizione delle ceneri nella consuetudine ecclesiale risale all’epoca della penitenza pubblica o canonica quando i penitenti, all’inizio della quaresima si presentavano al Vescovo, venivano cosparsi di cenere e ricevevano l’opera penitenziale da compiere. Seguiva poi l’espulsione dalla Chiesa. I pubblici penitenti venivano riconciliati al mattino del Giovedì Santo per poter partecipare all’eucarestia pasquale.

Nell’attuale Messale Romano la benedizione e l’imposizione delle ceneri, ricavata dai rami d’ulivo benedetti nella domenica delle Palme dell’anno precedente, viene compiuto dopo la proclamazione del Vangelo e l’omelia. Il Messale, oltre alla tradizionale formula che ricorda l’espulsione dal paradiso terrestre – «ricorda che sei polvere, e in polvere ritornerai» (Gen 3,19) – propone la formula dell’invito di Gesù alla conversione per accogliere la Sua Parola di salvezza: «convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15).

don Nicola Altaserse, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano

 

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