La II Domenica di Quaresima ci offre come pericope evangelica l’episodio della Trasfigurazione di nostro Signore. Possiamo cogliere diversi spunti di riflessione per la nostra meditazione personale. Innanzitutto, in questo tempo di grazia, Gesù ci invita a salire con Lui sul monte per pregare, così come fece con i suoi tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni! Lì ci chiede di sperimentare la forza e la potenza che la preghiera racchiude in sé, capace di trasfigurare i nostri volti per fare emergere i tratti somatici dell’uomo nuovo (rif. Col 3,9-10).
Il secondo suggerimento dato, è quello di superare la tentazione di «comodo» nel desiderare di rimanere sul Tabor, così come Pietro aveva esplicitamente espresso a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Lc 9,33). Il Signore, in questo tempo quaresimale, ci esorta ad abbandonare una preghiera sterile e fine a se stessa, ma che si tramuti in azione concreta nel testimoniare al prossimo quella fede e quel rapporto forte che nella preghiera si vive con Dio.
La Quaresima è tempo di ascolto. Infatti «dalla nube uscì una voce che diceva: “Questi è Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”» (Lc 9,35). Dio ci sollecita a porre la nostra attenzione sul Suo Unigenito, perché è l’Amen del Padre, in quanto rivela il Suo disegno d’amore sulla storia dell’umanità. Solo ascoltando la voce del Figlio è possibile vivere la propria esistenza come esodo pasquale, che incoraggia a non rimanere sul Tabor – in cui si è pregustato l’evento della Risurrezione – ma ci spinge con serenità d’animo a non aver paura di abitare e attraversare il monte del Calvario perché la meta ultima della vita cristiana è la partecipazione gioiosa alla sua Risurrezione!
don Nicola Altaserse per Condividere