[IL VIAGGIO] In Tunisia l’impegno della Caritas al servizio dei più deboli – VIDEO

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Un viaggio in terra di Tunisia. Cosa mi ha regalato questa realtà così variegata? I cristiani? Pochissimi. Non più di venti si incontrano la sera nella cattedrale di Tunisi per l’Eucarestia: sono universitari, tre o quattro giovani musulmani che da poco hanno abbracciato la fede nel Dio di Gesù Cristo e qualche immigrato europeo che per ragioni di servizio o missione risiede in questo Paese. I giovani fanno a gara per l’animazione dell’Eucarestia e del Santo Rosario che la precede. Mi sembra di respirare l’atmosfera delle prime comunità cristiane dove la comunità si riuniva e ognuno cresceva poco a poco, nutrendosi della Parola e del Pane di vita per essere poi lievito nascosto nella massa.  Miriam mi invita a una cena offerta dal gruppo Caritas diocesana. Di famiglia musulmana, Miriam, convertita da poco al Cristianesimo e battezzata da due anni, ha voglia di parlare e di raccontarmi la sua avventura con Gesù.

«La mia famiglia non sa della mia conversione, non l’avrebbero mai accettato, solo mia madre lo sospetta, ma quando me lo ha accennato io l’ho abbracciata e non ho detto nulla. La mia gioia più grande il battesimo alla fine del catecumenato. Ora vivo la mia vita da cristiana: è una vita diversa da prima, ora Lui è sempre con me, è una vita in compagnia sua». Miriam mi chiede: «Tu come hai fatto a capire che ti chiamava a una vita tutta per Lui e per i poveri?». Condivido il mio cammino di faticosa ricerca col Signore, lei mi ascolta come quando uno scopre il segreto che farà la sua fortuna. Sento che la fede è un grande dono capace di creare la comunione vera. Ci accorgiamo che la cena è finita.

Suor Anna è una piccola donna sarda, lei si muove insieme a Kaleb, un giovane musulmano. È lui che incontra i giovani disorientati, che trascorrono il loro tempo in strada. Cosa fare per loro? Il quartiere non offre molte alternative alla strada, è una periferia nella periferia. Hanno messo su due saloni e spazi per laboratori di pasticceria, di cucito e lavori artistici come bomboniere. Kaleb e suor Anna continuano nella loro ricerca e in un terreno diventato discarica, hanno già individuato lo spazio per un campo da gioco per i ragazzi. A giorni incontreranno il sindaco per presentare il progetto e ottenere quel campo.

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Il viaggio in terra di Tunisia mi ha fatto conoscere anche il Centro di accoglienza dei bambini, figli di ragazze madri non sposate. L’accoglienza di chi non conta, la stima e l’aiuto concreto alle giovani madri sono le risposte che continuano nel tempo anche quando arriva il tempo della scuola dei piccoli. Non sono i grandi numeri che contano, ma il progetto che considera il problema in una visione ampia, fino a toccare i livelli della legislazione. Ci sono anche opere grandi in Tunisia: le scuole dei Salesiani con migliaia di alunni. Queste opere, i religiosi, pochissimi, e i loro insegnanti ed educatori lavorano in sinergia, a volte con mezzi modesti, ma con grande passione e soprattutto con una grande stima reciproca e con un forte senso di comunione.

Queste presenze di Chiesa, che in Tunisia cercano di esprimere la Buona Notizia, lo fanno nella discrezione, con umiltà, coscienti di essere minoranza, ma nello stesso tempo mettendo in atto uno stile fatto di stima reciproca, di ricerca condivisa del bene comune, di dialogo, di servizio dato con grande generosità e gratuità, senza preoccupazione di fare proselitismo. Insieme ai profumi tipici di questa bella terra, io ho potuto respirare il profumo della tenerezza del Padre che gode nel vedere i suoi figli operare nella comunione.

Suor Elisabetta Plati per Condividere

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