Carissimi, la Settimana santa, cuore dell’anno liturgico, offre la memoria del mistero pasquale di Cristo morto e risorto; ma non a spettatori distaccati e distratti. Ciò che celebriamo è vita di Cristo ed è vita nostra. Nella Domenica delle Palme è racchiusa la pienezza del mistero, con una inversione tematica che prima rivela la gloria (ingresso di Gesù in Gerusalemme) e di seguito la sofferenza del martirio (racconto della passione). La risurrezione del Signore rimane sullo sfondo nell’immagine del sepolcro chiuso dalla pietra e vigilato dai soldati. È il sigillo del potere umano, religioso e civile, sull’umanità di Gesù; della legge degli uomini sul primato della grazia che salva. E dal sepolcro – vuoto – nasce la creazione nuova. Nell’iconografia bizantina il Risorto scoperchia la pietra tombale e spezza il potere della morte, dopo giorni di sbigottimento misto ad attesa. «Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine.
Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi» (Ufficio delle Letture del Sabato Santo). In questo risveglio di vita nuova il Risorto oggi coinvolge anche noi, chiamati a scoperchiare i nostri sepolcri deprimenti: egoismo, odio, rifiuto, incomunicabilità, fede magica, ipocrisia, autosufficienza… Certamente il desiderio di dare una mano a Cristo nello smantellamento di questo campo di morte non basta. Egli stesso, allora, ci prende per mano e ci dice: «Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti… opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine!» (Ufficio delle Letture del Sabato Santo). In questo clima di vittoria il Signore risorto getta una luce nuova sulla vita di ciascuno, consegnandoci la palma del martirio quotidiano della croce e l’ulivo della pace riconciliata per essere testimoni del Risorto, dismettendo l’uomo vecchio per «rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità» (Ef 4,24). Auguri di una serena Pasqua.
Domenico Mogavero, Vescovo