Un brulichio festante di luci scaldava piazza San Pietro a Roma con le fiaccole dell’Azione Cattolica che, in ricordo di quanto avvenuto a Efeso nel 431, inondavano di vita il colonnato del Bernini e disegnavano, in via della Conciliazione, come un cordone ombelicale che legava il grembo della Chiesa al mondo nella luce di Cristo. Era la sera dell’11 ottobre 1962. Durante la mattinata un’impressionante sfilata di Vescovi ed il trionfale, maestoso ingresso del Pontefice su sedia gestatoria avevano inaugurato il Concilio in un clima di stupore che si alimentava di speranze e di attese rivestendo l’evento di un’aura quasi epifanica. Ora dalla finestra del Palazzo Apostolico un vegliardo bonario commuoveva ed entusiasmava il mondo con parole ancora impresse nella memoria comune, consegnando ai presenti il mandato di una sua carezza da portare ai bambini e di una parola di conforto da donare agli afflitti.
Con intelligenza affettiva, suonando le corde dell’emotività che meglio dispongono quelle della razionalità e della responsabilità, il Papa realizzava il manifesto popolare di quell’impresa sintetizzandone l’anima, formulata dottrinalmente nel suo discorso d’apertura della mattina. Strumento di comunione al servizio dell’unità nella Chiesa, con le Chiese e con il mondo, il Concilio veniva offerto a tutti coloro che erano disposti a superare ogni divisione, animati e sostenuti dalla fiducia riposta in Cristo che tutti aiuta e ascolta. La stessa data scelta per il suo primo annuncio, d’altra parte, orientava in tal senso. Tre anni e dieci mesi prima, il 25 gennaio 1959, intorno a mezzogiorno, c’era stata grande agitazione tra i benedettini della basilica di S. Paolo fuori le Mura. Giovanni XXIII, a conclusione dell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, trattenutosi nell’aula capitolare del monastero con i cardinali presenti, rivolse loro una breve allocuzione nella quale comunicava l’intenzione di convocare un concilio ecumenico. Nello stesso tempo il testo dell’allocuzione veniva diffuso dalla Segreteria di Stato e la notizia di un nuovo concilio cominciava a correre per il mondo suscitando un gran vociare di speranze e di attese mentre ancora riecheggiava tra le pareti dell’aula capitolare nell’impressionante, “devoto” silenzio dei cardinali.
Don Vito Saladino per Condividere