Dal Dopoguerra a oggi, mai, come in queste settimane, in cui stiamo vivendo l’emergenza della pandemia coronavirus, la stampa è stata chiamata ad assumere un ruolo di straordinaria responsabilità. Tv, radio, siti online e giornali hanno il delicatissimo compito di informare su una pandemia che presenta numerose incognite. La pubblicazione di un flusso di notizie (che ha un impatto emotivo significativo) pone interrogativi che non sempre trovano risposte univoche. I numeri sono drammatici e vanno comunicati; ma, nel contempo, il giornalista è chiamato a fornire un’informazione equilibrata per non incrementare la paura e l’ansia (sentimenti, questi, già fin troppo diffusi). Edulcorare il quotidiano “bollettino di guerra” – pratica scelta dalla comunicazione istituzionale – finisce per illustrare una fotografia della realtà non rispondente alla verità.
La gente ha il diritto di conoscere realmente come stanno le cose, ragion per cui la stampa ha il dovere di non nascondere nulla. Chi legge deve sapere, ad esempio, che, se nel Sud dovessero registrarsi situazioni oggi esistenti in Lombardia e nel Veneto, le strutture sanitarie non sarebbero in grado di garantire assistenza a tutti i contagiati. Assieme alla rappresentazione della cruda e triste realtà, la stampa deve compiere ogni possibile sforzo – e in questa direzione è stato già fatto molto da tutta la categoria – per fornire alle popolazioni tutti gli strumenti per mettere in atto la migliore strategia difensiva. Ancora oggi, purtroppo, molti assumono comportamenti irresponsabili, non rispettando le prescrizioni previste dai decreti. Con ogni strumento disponibile, la stampa deve adoperarsi affinché tutti si rendano conto che questa battaglia si vince solo se c’è il contributo di ognuno di noi.
Gianfranco Criscenti per Condividere