Perchè cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto » (Lc 24,5). Suona così l’annuncio inatteso e sconvolgente rivolto alle donne mirrofore, accorse al sepolcro il mattino di Pasqua per ungere il corpo del Signore Gesù e completare il rituale della sepoltura che era stato frettolosamente interrotto per il riposo sabbatico. Annuncio che riempie di gioia il cuore e ridona speranza. Verità che incoraggia e che di colpo spazza via dagli occhi increduli di queste discepole l’abisso di non senso e di morte cui avevano assistito inermi appena qualche giorno prima. La caligine di paura e nascondimento cede il posto a sentimenti di giubilo e letizia, tant’è che subito esse colgono quest’invito e con audacia si fanno prime annunciatrici della Parola che salva, prime nell’evangelizzazione degli Undici e degli altri discepoli ancora nascosti e impauriti.
È la luce aurorale della Pasqua che irrompe per mezzo loro nella vita di ogni credente, nella vita di noi figli che ancora gustiamo la dolcezza di queste parole. Non una dolcezza vana e disincarnata, ma una fragranza nuova che appare al nostro palato come quella sola capace di ridare sapore alle tante, troppe vacuità che attraversano la nostra esistenza. Vivere della Pasqua assume oggi per noi questa particolare nota gioiosa: è il ricordarci, qualora ce ne fossimo dimenticati o qualora le vicende alterne della vita ce ne avessero fatto discostare, che nonostante le precarietà e le contraddizioni solo il Signore Gesù, il Risorto, può ancora dirci una Parola nuova, può ancora dare pienezza di senso all’uomo di oggi così disperatamente alla ricerca di una propria identità.
Incontrando disponibilità e apertura lo Spirito Santo fa dileguare le tenebre della morte, il timore del giudizio, il baratro dell’inferno. La sua Luce trasformi la notte pasquale in un “convito di gioia”, in Festa dell’incontro cui tutti siamo invitati a p r e n – dere parte. L’augurio missionario che ci rivolgiamo è dunque quello di saper estendere a nostra volta l’invito a quanti più fratelli necessitano di qualcuno che, fatta propria l’arditezza delle donne il mattino di Pasqua, se ne faccia per loro annunciatore credibile.
don Antonino Gucciardi per Condividere