«Camminate secondo lo Spirito» (Gal 5,16) è l’accorata esortazione che Paolo rivolge ai Galati. «Se viviamo dello Spirito, camminiamo secondo lo Spirito» (Gal 5,25) è l’inequivocabile considerazione dell’Apostolo. La traduzione italiana però sfuma un’espressione che, nell’originale greco, è di gran lunga più intensa: camminate, non “secondo”, ma “nello” Spirito, perché lo Spirito non è semplicemente colui che traccia la strada, ma l’Amore che ci cattura e nel quale si fonda ogni respiro della nostra esistenza. Bisogna annotare come la medesima frase sia posta in cima e in fondo al testo: si tratta di un accorgimento formale, che ha lo scopo di enfatizzare l’insegnamento paolino e di conferirgli una particolare forza, rendendolo decisivo per il discepolo del Signore.
La vita cristiana è dinamismo: non ci si può fermare o sedere; fermarsi significa resistere al vento impetuoso dello Spirito (cfr At 2,2). E se la strada è talvolta lastricata di sassi aguzzi, se il cammino è faticoso, la stanchezza non prevarrà perché cammineremo nello Spirito. Nel v. 16 del cap. 5 si compone il dittico “Spirito” – “carne”, ma solo riguardo allo Spirito viene usato il suggestivo termine “cammino” che, nella seconda parte del dittico, si scolora in uno sbiadito “soddisfare” il desiderio della carne. E ancora: il desiderio della carne si concretizza in una serie di “opere” (cfr Gal 5,19); lo Spirito invece genera un unico “frutto”, quello di una vita del tutto nuova (cfr Gal 5,22). Così il discepolo che si lascia guidare dallo Spirito (cfr Gal 5,18) vive di lui (cfr Gal 5,25); è per questo che la sua esistenza non realizza un elenco di azioni buone, ma diviene terra feconda, dove ogni gesto esprime il “fare del cuore”.
Erina Ferlito per Condividere