Assisi 2022, con un gruppo di venticinque ragazzi e cinque educatori provenienti da varie parrocchie della Diocesi di Mazara del Vallo, con zaino sulle spalle e desiderio di Cristo nel cuore, ci siamo messi in cammino per le vie della “città della pace” sulle orme del santo Francesco. Per quattro giorni, dal 29 luglio al 1° agosto, con il servizio diocesano di pastorale giovanile e l’ufficio di pastorale vocazionale, insieme ai loro responsabili, don Giuseppe Favoroso e don Davide Chirco, abbiamo condiviso le nostre giornate e le nostre strade si sono sovrapposte a quelle percorse da San Francesco per camminare dove lui aveva camminato e riposare dove lui aveva riposato e poter così sentire la presenza di Dio in quegli stessi luoghi dove anche lui lo aveva cercato.
Una forte esperienza di Chiesa nella quale il tòpos ricorrente del viaggio è stato, secondo me, proprio la strada: ne abbiamo sicuramente percorsa tanta con frate sole e frate vento, come abbiamo imparato a chiamarli sull’esempio di San Francesco, a tenerci compagnia e certe volte anche a rendere un po’ più difficile il cammino. È però per quelle strade che abbiamo avuto l’opportunità di scavare in noi e di comprendere le nostre fragilità così come i nostri punti di forza per poter alla fine avere maggiore consapevolezza – di tutti i colori che abbiamo dentro e con cui dovremmo dipingere la tela della nostra vita – (citando le parole di un frate che ci ha accolti durante una delle nostre visite ai vari luoghi d’Assisi). Abbiamo così potuto sperimentare la fatica e i limiti del nostro corpo durante la difficoltosa salita verso l’Eremo delle carceri ma contemporaneamente anche la bellezza dell’aiutarsi gli uni gli altri nell’affrontare quella prova, apprendendo la capacità di sapersi voltare indietro ad aspettare chi ha altri tempi rispetto ai nostri.
Abbiamo anche imparato a camminare nel silenzio che permea i sentieri di luoghi come il santuario della Verna, una delle tappe del nostro pellegrinaggio. Qui c’è stata la possibilità di immergerci in noi stessi per poter acquietare il frastuono del mondo ed entrare così in intimità con Dio sperimentando, più di tutto, la sua misericordia con il sacramento della confessione che è stato il momento culminante di quel giorno. È stato bello, infine, percorrere la lunga strada mattonata che collega la Basilica di San Francesco alla Porziuncola e che riporta incisi sui mattoni i nomi dei vari benefattori. Una strada lungo la quale abbiamo riso, cantato, condiviso e fatto Chiesa mentre ci avvicinavamo sempre più a quella “porta del cielo” (la porta della Porziuncola) che avremmo alla fine attraversato per ricevere il dono dell’indulgenza plenaria. Un viaggio che ci ha permesso di riscoprire la condizione dell’ homo viator, intenti a esplorare la spiritualità più intima e nascosta attraverso un reale ed effettivo spostamento da un luogo all’altro. Credo che alla fine ognuno sia tornato a casa diverso da come era partito e, sulle orme di San Francesco, con la volontà di ricercare la voce di Dio nella propria vita.
Samuele Arsena