All’inizio della Quaresima abbiamo bisogno di una parola che ci scuota nel nostro percorso umano e spirituale. anche se il ricordo del passato ci può scoraggiare, perché al fervore dei propositi è seguito un malinconico ritorno alle abitudini di sempre, occorre ritrovare fiducia. Una svolta decisiva è possibile, con la pazienza del padrone del campo che ridà speranza al fico infruttuoso in attesa che torni a portare frutto (cfr Lc 13,6-9). In questa Quaresima vogliamo seguire la parola del Papa che, nel suo messaggio, chiede alle comunità ecclesiali e ai singoli fedeli di vincere la «globalizzazione dell’indifferenza», di cui aveva già parlato nell’omelia tenuta a Lampedusa l’8 luglio 2013.
Sappiamo bene come l’indifferenza ferisca più dell’inimicizia dichiarata; eppure non abbiamo molta propensione a spezzare le barriere che ci estraniano dagli altri fino a vederli e a trattarli come nemici. E per un fedele cristiano questa è aperta negazione della sua identità. con quale coraggio continuiamo a leggere la parola del Signore: «da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35), se nella vita uccidiamo l’altro con le calunnie, le maldicenze, l’inganno, la violenza verbale o fisica, ammantandoci peraltro di farisaico perbenismo? Ecco, allora, tre indicazioni chiare di conversione, tratte dal messaggio pontificio. La prima riguarda il modo di essere cristiani oggi: «il cristiano è colui che permette a dio di rivestirlo della sua bontà e misericordia, di rivestirlo di cristo, per diventare come Lui, servo di dio e degli uomini».
La seconda propone un volto nuovo alle comunità locali: «le nostre parrocchie e le nostre comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza!». La terza richiama un nuovo stile di vita, pasquale appunto: «chi vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle. In fondo, un cuore povero, che conosce cioè le proprie povertà e si spende per l’altro ». È sicuramente un bel cammino nel quale solo la forza dello Spirito ci può far giungere alla meta.
Monsignor Domenico Mogavero



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