[LA RIFLESSIONE] Carità del Papa, dare fiducia ai processi di povertà avviati dal Pontefice

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Come proporre ancora all’assemblea liturgica che le offerte andranno per la carità del Papa dopo tutte le notizie sui social e sui mezzi di comunicazioni di scandali finanziari e amministrativi dal Vaticano? Perché la signora anziana, somigliantissima alla vedova del tempio, che vive di una piccola pensione con profondi e quotidiani sacrifici deve ancora mettere i suoi soli spiccioli come offerta se poi rischiano di finire in mani diverse da quelle dei poveri?

Rimotivare alla partecipazione di tutti alla carità del Papa oggi non è facile e non può ridursi semplicemente a un avviso prima della raccolta durante la celebrazione eucaristica. Occorre una seria e corresponsabile riflessione. Da una parte la scelta di Francesco di mettere ordine nell’amministrazione dei beni della Santa Sede, finanche alla sua carità attraverso le offerte dei fedeli, di fare trasparenza e di dare priorità all’aiuto ai poveri e alla razionalizzazione delle spese e delle risorse, è la vera buona notizia da non perdere, e la concretezza del suo sogno di una Chiesa povera, e che ci giunge paradossalmente anche attraverso gli scandali e i servizi che si ripetono sui mezzi di comunicazione e sui social.

Bisogna dare fiducia ai processi di povertà avviati da Francesco. Essi sono volontà di Dio, disegno di Vangelo, credibilità della Chiesa, somiglianza con la kenosi del Verbo Incarnato. Dall’altra parte il desiderio di tutti noi deve essere quello di prenderci cura e di dare una mano ai poveri, quei poveri che neanche conosciamo per nome ma che sono nel cuore di Dio e che Francesco può raggiungere proprio e attraverso l’azione universale della Chiesa. Ed ecco l’altra parte del sogno: una Chiesa per i poveri. Il sogno di Francesco di una Chiesa povera e per i poveri passa da questa reciprocità di fiducia per i processi avviati di Francesco e che finalmente fanno della carità la vera forza di conversione e di spogliazione della Chiesa. Allora l’icona evangelica della vedova al Tempio diventa icona di tutta la Chiesa, e l’insegnamento di Gesù rivolto ai suoi discepoli perché guardino e riconoscano nel gesto di quella vedova ciò che dà valore all’intero tesoro del Tempio e capiscano che quella vedova è al cuore di ciò che Dio vede e riconosce come suo popolo e come suo legame, diventa il criterio evangelico con cui dare peso alle azioni e ai gesti di carità e di amministrazione propri della Chiesa. La reciprocità tra carità ed amministrazione passa dalle pagine vive di Vangelo.

don Vito Impellizzeri per Condividere

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