Voglio raccontare la mia esperienza di donna, madre e nonna, con un passato oncologico perché possa essere di aiuto e di speranza a tutte quelle persone che stanno iniziando la battaglia faticosa e provante del cancro. Negli anni la scuola è stata la mia seconda casa. Ho vissuto in mezzo ai ragazzi e, negli ultimi anni, da dirigente scolastico. Gli anni della pensione vissuti con mio marito, i miei figli, i miei nipoti. Una mattina di qualche anno fa il sospetto che qualcosa si fosse intromesso nella mia vita diventa la certezza di avere un tumore alla mammella, e per giunta di quelli invadenti che possono portarti alla morte malgrado le cure.
Paura, terrore, panico, sgomento, ansia: come dirlo alla tua famiglia e non sconvolgere la sua serenità? Improvvisamente ti assale tanta rabbia e ti convinci che vuoi lasciarti morire. Piano piano dalla rabbia e dalla paura di questo gigante nero, che spadroneggia dentro di te, nasce la forza e la determinazione che mi porta ad affrontare con coraggio la malattia e che mi fa credere nella vita, nonostante tutto e per tutto. Trovo il coraggio di piangere, di parlare, di raccontare, di non nascondermi. Trovo il “coraggio dell’imperfezione” direbbe la Montalcini, che non è altro che il coraggio di vivere e di non lasciarsi vivere, di assaporare ogni giorno per quello che ti dà. Divento però molto esigente perché non mi accontento più di rapporti mediocri e falsi, di subire piccoli sgarbi senza protestare, ma imparo a rispettarmi, a distinguere chi mi ama da chi non mi ama, imparo a riconoscermi e ad amarmi con la malattia ma anche superata la malattia, a rafforzare gli affetti.
IL VIAGGIO NELL’ASSOCIAZIONE ONCONAUTI DI ALCAMO
Purtroppo la sua ”ombra” resta scavata nel corpo e nell’anima ed è come un doppio fondo, una cassa di risonanza che fa percepire più forti le emozioni. Tra le tante vivide immagini durante la mia storia ce n’è una che mi ha toccato particolarmente quando uno dei miei nipotini mi disse: «nonna ma sai che anche senza capelli sei bella, più bella?»; e io che avevo timore di farmi vedere proprio da loro!. Questo mio racconto vuole essere un invito a non lasciarsi sopraffare dalla paura e dalla disperazione, a parlarne, a non sentirsi soli, a saper ricevere aiuto, a sapere che tutto si può affrontare, anche quello che prima sembrava impossibile. Fondamentale in questo percorso è stato il sostegno dei medici e di tutto il personale del reparto di oncologia dell’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Castelvetrano che ringrazio, ma soprattutto della mia famiglia.
Rosa Alba Montoleone per Condividere