«Questi episodi non possono essere minimizzati e considerati come bravate: bisogna alzare la voce all’unisono, condannando apertamente simili comportamenti criminali e delinquenziali che turbano nel profondo il quieto vivere della e nella nostra città». Lo afferma don Antonino Favata, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute e cappellano dell’ospedale “Abele Ajello” di Mazara del Vallo, dopo l’ultimo episodio di violenza che si è verificato in città. Il fatto è successo venerdì sera, nella centralissima via Garibaldi, a due passi da piazza Santa Veneranda, da piazza della Repubblica e da piazza Plebiscito. Ragazzini e adulti pronti a provocare e a innescare liti, per poi accanirsi sui malcapitati con estrema violenza, senza mostrare nessuna pietà, nessuna umanità.
«Colpire senza fermarsi, ferire a sangue, fino a sfigurare il malcapitato. Questi sono i valori, o meglio i disvalori, della loro misera vita. In questo modo si sentono onnipotenti», dice don Favata. Per il presbitero «questa gente è ben conosciuta da chi di competenza; eppure continuano a muoversi e ad agire con estrema libertà. Impuniti. Una paura sociale che chiama in causa genitori, educatori, scuola, chiesa, mondo dello sport e, soprattutto, gli amministratori della nostra città e tutti coloro che, per competenza, devono tutelarci e devono vigilare sul quieto vivere di tutti».
Per don Favata «tutti siamo chiamati in causa. Tutti dobbiamo mettere in campo le migliori energie per educare, formare al rispetto degli altri e del vivere sociale, assicurare un’adeguata istruzione scolastica. Tutti dobbiamo saper cogliere in anticipo i sintomi di malessere espressi o latenti che diventano, sotto gli occhi di tutti, campanelli di allarme, ovvero potenziale di male, da prendere in seria considerazione». Proprio don Antonino Favata e il fratello Filippo, lo scorso 14 settembre 2019, sono stati aggrediti da un branco di delinquenti.
