Venerdì 15 febbraio a Bengasi si celebrerà il secondo anniversario della manifestazione che nel 2011 si svolse per reclamare la verità sul massacro nella prigione di Abu Slim, a Tripoli, dove il regime di Muhammar Gheddafi aveva ucciso a sangue freddo nel 1996 centinaia di detenuti: quella manifestazione si trasformò presto in una sommossa contro il rais, culminando due giorni dopo in scontri con la polizia che lasciarono sul terreno i primi “martiri della Rivoluzione”.
A pochi giorni da quell’anniversario e in un clima tutt’altro che sereno per la Libia (Alitalia e Lufthansa hanno sospeso i voli dall’Italia verso Bengasi e Tripoli per questioni di sicurezza) il Vescovo monsignor Domenico Mogavero ha espresso la sua vicinanza e unione in preghiera ai confratelli Vescovi di Tripoli e Bengasi, Giovanni Martinelli e Silvester Magro «affinché in Libia torni la pace e la libertà, senza pagare prezzi così altissimi».
«Sono rimasto scosso dall’attentato fatto alcune settimane fa al console italiano Guido De Sanctis che ha lasciato definitivamente la Libia – ha scritto Mogavero a Martinelli e Magro – sono vicino alle vostre comunità ancora provate dopo le lunghe sofferenze della rivoluzione». «Ciò che non ha fatto Muhammar Gheddafi in 42 anni lo stanno facendo i fondamentalisti in poche settimane – ha risposto in poche righe monsignor Martinelli – è questo il prezzo da pagare per la Libia libera?». La speranza di Martinelli è quella di «avere equilibrio di forze e progetti» in Libia, dove due anni dopo, si fanno ancora i conti con lo strapotere delle milizie degli ex tuwar (rivoluzionari), mentre il Paese è divenuto il crocevia del terrorismo jihadista, come mostrato recentemente dall’attacco al sito algerino di In Amenas, organizzato e lanciato proprio dal confine occidentale libico.
LA LIBIA D’OGGI – In Libia l’unico vero segno di rottura con il passato recente, sembra essere rappresentato dalle nuove banconote, da cui è scomparso il volto di Gheddafi, per far posto al profilo di Omar al Mukhtar, il Leone del deserto, eroe della resistenza anti-italiana divenuto il simbolo della rivolta contro il regime del 2011. A settembre scorso proprio a Bengasi si sono registrati gli attacchi alla sede diplomatica Usa, in cui vennero uccisi l’ambasciatore Chris Stevens, un membro del suo staff e due ex Navy Seal.
Qualche settimana addietro sempre a Bengasi il console italiano Guido De Sanctis è scampato miracolosamente a un attentato – che ha portato allo stop alle attività della sede diplomatica italiana nella ex capitale dei ribelli anti-Gheddafi – mentre qualche settimana prima era stata la volta del presidente dell’Assemblea nazionale libica, Mohamed Magarief, anch’egli scampato ad un attacco a Sabha.
Max Firreri