La Veglia Pasquale ci invita come popolo di Dio a «stare in piedi» in preghiera, attendendo il «primo giorno della settimana» (cfr Lc 24,1a), primizia della nuova creazione, pasqua della settimana, giorno del Signore. Ma, a differenza delle donne che vanno all’alba nel sepolcro di Gesù portando con sé gli aromi che avevano preparato il venerdì per ungerne il corpo, noi, siamo chiamati a fare memoria della vita nuova nello Spirito che abbiamo ricevuto nel giorno del nostro battesimo. Non siamo chiamati, come le donne, a cercare all’interno di un sepolcro vuoto Colui che è Datore di vita e la cui morte non può trattenere a sé.
Il rischio di noi cristiani è quello di rimanere per anni, o addirittura tutta la vita, intrappolati all’interno di quel sepolcro cercando Gesù vanamente. Invece, la Parola di Dio illumina il nostro cammino di discepoli e ci dice: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5b-6a). La Pasqua di Cristo non è solo memoriale della Sua passione, morte e risurrezione, ma è anche «memoriale del nostro battesimo» perché, se è vero che per mezzo di questo sacramento siamo stati sepolti insieme a Lui nella sua morte e resi partecipi della sua risurrezione (cfr Rm 6,1-5), allora viviamo la nostra fede da risorti in Cristo, portatori di pace, primo dono del Risorto, e testimoni di speranza verso chi l’ha perduta e vive nel pessimismo, nella disperazione e nel fallimento. Celebrare la risurrezione di Cristo è riscoprire e ravvivare la nostra identità battesimale, da cui ha origine, per grazia, la figliolanza con Dio, il dono dello Spirito, il dono della fede, il dono della vita eterna.
don Nicola Altaserse per Condividere