«Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme», recita un’antica Omelia sul sabato santo di autore anonimo. Alla morte di Gesù si scuote la terra e le rocce si spezzano (cfr Mt 27,51b), il sole si oscura, scendono le tenebre (cfr Lc 23,44-45). Ora tutto si placa. Un velo di silenzio si stende sul mondo e avvolge ogni cosa.
Ѐ sabato, il sabato della nascita del mondo. In sei giorni Dio crea il cielo e la terra, la luce, le acque, i frutti del suolo, tutti gli esseri viventi, l’uomo (cfr Gen 1,1-2,1). Nel settimo giorno si riposa: «Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando» (cfr Gen 2,3). Ѐ questo il vero sabato, perché adesso «Ѐ compiuto» (cfr Gv 19,3b). Il Signore consegna lo spirito e dal suo respiro nasce la nuova creazione. Perciò il Cristo entra nel riposo del Padre e segna la vita di nuova vita.
Ѐ sabato, il settimo giorno della pienezza, dal quale ciascuno dei sei “giorni”, ogni tempo della storia, riceve senso, perché ritrova le braccia del suo Creatore e si nutre del suo alito di vita. Ѐ il sabato della promessa: «Quando entrerete nella terra che io vi do, la terra farà il riposo del sabato in onore del Signore: per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore» (Lev 25,2b-4). La pienezza di quel riposo avvolge la storia: « Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni […]. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo» (Lev 25,8a-10). La terra tornerà a Dio, i debiti saranno condonati, i forestieri accolti, gli schiavi liberati (cfr Lev 25,11-55).
Ma ora giunge il nuovo, vero, giubileo: per la morte del Signore i peccati sono perdonati, ogni schiavitù è cancellata, nessuno è più forestiero, cesseranno fatica e dolore. La creazione, che geme e soffre le doglie del parto (cfr Rom 8,22), viene consegnata al Padre e accolta nel suo seno (cfr 1Cor 15,24). Su quel seno il Cristo riposa, ma il suo è un riposo fecondo.
L’antica Omelia sul sabato santo mette in scena un dialogo d’amore. Il nuovo Adam va in cerca del primo Adam, l’umanità creata, fuga le tenebre che lo imprigionano, lo prende per mano e lo scuote: «Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà» (Ef 5,14). Sono il tuo Dio e mi sono fatto tuo figlio. Per te sono diventato servo; sto al di sopra dei cieli e sono venuto, per te, sulla terra e al di sotto della terra; per te, che sei uscito dal giardino, sono stato tradito in un giardino e in un giardino sono stato messo in croce. Nella mia potenza vi ordino: Uscite! Siate illuminati! Risorgete! «Sia con tutti il mio Signore», grida Adam: stupore, riconoscenza, perdono, riconciliazione! Nel giardino di Eden l’uomo non può mangiare dei frutti dell’albero della vita, perché la morte grava perennemente su di lui (cfr Gen 3,22). Adesso il Signore dichiara: «Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono». In lui ci è donata la vita, e per sempre. Nuova vita, nuovo respiro, nuova gioia, che sgorga dal sepolcro. Il Cristo, nuovo Adam, si sveglia e da quel sepolcro sorge per la risurrezione del mondo.
Erina Ferlito
DA UN’ANTICA OMELIA SUL SABATO SANTO
Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: « Sia con tutti il mio Signore ». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: « E con il tuo spirito ». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: “Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.
Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli.
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