Negli ultimi anni assistiamo a una tragica escalation del fenomeno migratorio, che ha assunto i toni drammatici di un vero e proprio esodo di milioni di profughi. Le dimensioni del fenomeno sono così imponenti che non si può più prescindere da questioni che, se non correttamente affrontate, rischiano di travolgere le nostre società. servono risposte strutturali che tengano conto di vari fattori: su tutti la capacità non solo di accogliere ma anche di integrare i milioni di profughi e, d’altro canto, il contrasto alle politiche ondivaghe e ai silenzi – spesso non incolpevoli – dell’Unione europea. Ma c’è un altro fatto da tener presente: i governi hanno, sì, la responsabilità di accogliere, ma anche di pensare al bene dei propri cittadini, per i quali immigrazioni di proporzioni bibliche, se non ben governate, potrebbero costituire una minaccia.

Insomma non bastano i muscoli, devono tornare il buon senso e la politica. I fatti devono essere la conseguenza di decisioni equilibrate e ponderate che tengano conto della posizione dell’Italia: politica (in Europa) e geografica (nel Mediterraneo). Sotto questo profilo ritengo sia fondamentale salvaguardare la propria identità culturale e garantire un’integrazione effettiva, non un multiculturalismo fatto di semplice vicinanza. Va anche detto che gli immigrati regolari – inseriti in un percorso di inclusione lavorativa, nel pieno rispetto delle leggi, della storia, delle tradizioni, delle religioni del Paese accogliente – con i loro contributi sono spesso essenziali per il mantenimento del welfare dei Paesi che li accolgono. Ma la questione è: come trasformare le migrazioni da problema a opportunità? Sul tema mi pare illuminante la lettera della Commissione episcopale per le migrazioni, nella quale si riconosce che «il periodo di crisi che sta ancora attraversando il nostro Paese rende più difficile l’accoglienza, perché l’altro è visto come un concorrente e non come un’opportunità per un rinnovamento sociale e spirituale e una risorsa per la stessa crescita».

CLICCA SULLE PAGINE E LEGGI IL GIORNALE

Ma non dobbiamo dimenticare «l’importanza dell’ospitalità che porta all’incontro», perché «le paure si possono vincere solo nell’incontro con l’altro». Sul tema complesso dell’integrazione pesa il vuoto culturale che si riscontra spesso nei Paesi ospitanti. Una mancanza di identità, crollata sotto la pressione del laicismo e dell’individualismo, che si traduce in mancanza di valori da proporre e argomentazioni o visioni da opporre ai nuovi arrivati. Non possiamo chiuderci di fronte a questi fenomeni epocali, ma non possiamo nemmeno cedere a una retorica superficiale. le migrazioni ci chiamano alla solidarietà ma, ancora di più, a interventi di ampio respiro e di lungo termine: soprattutto è necessaria una capacità politica di costruire il futuro senza che sia il futuro a imporsi su di noi.

Carlo Costalli, Presidente nazionale MCL per Condividere

LEGGI IL FOCUS/1

LEGGI IL FOCUS/2

© RIPRODUZIONE VIETATA

Scrivi una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here