[LA RIFLESSIONE/1] Social network: semplici conoscenti o amici veri?

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«Temo il giorno in cui la tecnologia supererà le relazioni umane» diceva Albert Einstein. Cosa dicono invece i ragazzi della screen generation sui cambiamenti delle interazioni umane, portati dai social network. Fino a che punto la rete ci influenza nel modo di comunicare, di relazionarci, di stringere amicizie? È il concetto stesso di amicizia ad essere cambiato? Per comprendere a fondo queste domande può risultare chiarificatrice la distinzione tra queste tre parole: comunicazione, relazione, amicizia. Comunicare vuol dire scambiarsi informazioni, anche tra individui sconosciuti, attraverso un canale, che in questo caso è Facebook. Con il termine relazione si intende un legame fra individui, che è rappresentato dalla conoscenza reciproca; si tratta per esempio del rapporto tra conoscenti. L’amicizia è invece la più profonda delle tre componenti dell’interazione umana, rappresenta, alla maniera ciceroniana, il rapporto tra persone che possono parlare reciprocamente come con la propria coscienza. Alla luce di questa distinzione, quale livello delle nostre interazioni è cambiato?

A differenza di come molti pensano, l’azione di Facebook risulta essere molto limitata, e la sua influenza ha dei confini ben precisi. dai sondaggi condotti si legge infatti che la maggior parte degli utenti Facebook non ha alcuna difficoltà a distinguere gli amici (del mondo reale) dagli “amici” dei social network. La stragrande maggioranza dei giovani oggetto di quest’analisi dichiarano: di conoscere personalmente ognuno dei loro contatti, che solo pochi di loro possono essere considerati amici, che Facebook aiuta a incontrare gente nuova che prima non si conosceva. La leggenda secondo cui il mondo virtuale isola dalla vita reale sembra così risultare se non infondata, quantomeno molto esagerata. di fondamentale importanza è la corrispondenza fra vita reale e virtuale, fra “amici”, che possono anche essere semplici conoscenti, e amici; in altre parole la quasi totalità degli utenti non ha contatti virtuali a cui non corrispondono rapporti reali. detto ciò, è necessario precisare che nonostante la perfetta corrispondenza, riscontrata nei più, fra vita virtuale e mondo reale, i rapporti personali intrattenuti con i corrispondenti reali, non si identificano perfettamente con il termine tanto umanizzante usato da Facebook: “amici”.

I contatti di Facebook non sono in realtà amici in senso stretto (questi sono pochi), si tratta piuttosto di conoscenti, gente con la quale si ha un rapporto saltuario, con cui ci si saluta semplicemente, senza però intrattenere chissà quali conversazioni private. un ulteriore elemento da notare è la facilità comunicativa dei social network, come hanno dichiarato i ragazzi oggetto di quest’analisi: «Facebookè utile per comunicare con i professori». si tratta di un’innovazione di straordinaria grandezza, non bisogna più conoscere l’email per mettersi in contatto con qualcuno, basta essersi incontrati, quindi sapere nome e cognome e digitarli. non vi è più quell’astruso salto fra linguaggio reale (nome e cognome) e virtuale (l’email), non è più necessario ricordarsi strani indirizzi email, che danno la sensazione di freddo distacco dal mezzo tecnologico; il punto forte di Facebookè il suo marcato aspetto antropomorfo, la sua predisposizione alla socialità che è implicita sia nel nostro dnA, che nei suoi codici di programmazione; lo sentiamo così vicino perché lì vi è la proiezione della nostra vita, dei nostri sentimenti, stati d’animo, gioie e tristezze.

Giuseppe Tavormina

1 – continua

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