Il Vangelo di questa quinta Domenica di Quaresima dell’anno C è quello della donna adultera. Una pericope segnata da due gesti simbolici: Gesù che si china e si mette a scrivere per terra (cfr Gv 8,6b) e i lapidatori che «se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani» (cfr Gv 8,9), lasciando cadere per terra la propria pietra. I due gesti non si contrappongono, ma sono consequenziali. L’azione di Gesù richiama la creazione dell’uomo (‘adàm) tratto dalla polvere della terra (‘adamàh), invitando, così, i suoi interlocutori a riflettere sulla finitudine dell’umano segnato dal peccato. Invece, la pietra tenuta in mano dai carnefici richiama le Tavole della Legge, a significare che l’uomo detiene in mano i comandamenti di Dio facendosi giudice del fratello: «se tu giudichi la Legge, non sei uno che osserva la Legge, ma uno che la giudica.
Uno solo è il legislatore e giudice, Colui che può salvare e mandare in rovina; ma chi sei tu, che giudichi il tuo prossimo?» (Gc 4,11b-12). Solo Dio può giudicare secondo verità e il suo giudizio, accompagnato sempre dalla misericordia, non è per la condanna: «neanch’io ti condanno» (Gv 8, 11b), ma per la conversione: «va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11c). Dio non desidera che l’uomo muoia nei suoi peccati, ma che si converta e viva. Lo scrivere di Gesù con il dito per terra simboleggia una ri-creazione dell’umano secondo la vita nuova nello Spirito. Le parole finali che Gesù rivolge alla donna rivelano il volto di un Dio che si mostra Padre nella storia della salvezza, Antico e Nuovo Testamento: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche» (Is 43,18).
Sapientemente la Liturgia colloca questa pericope evangelica quasi a conclusione dell’itinerario quaresimale, per farci ricordare che il mistero pasquale di Gesù è contraddistinto dall’amore e dalla misericordia e non dalla condanna e dal giudizio: «non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo» (Gv 12,47b). Lasciamoci guidare dalla Parola di Dio che illumina il nostro cammino di fede e lo purifica e allo stesso tempo facciamo nostre le parole di san Paolo perché questa Pasqua di nostro Signore che tra qualche giorno vivremo sia una Pasqua di rinascita, di Risurrezione, di un voltare pagina e scrivere su un nuovo foglio nel libro della vita: «so soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3,13b-14).
don Nicola Altaserse